|
|
Nel 1947, due facoltosi coniugi americani in crisi provenienti da New York, lui Port Moresby, musicista a corto d'ispirazione, lei Kit, scrittrice ormai priva d'inventiva, intraprendono un viaggio in Africa, con l'amico George Tunner che va in cerca di avventure, mentre essi sperano che un qualche cosa li aiuti a uscire dalla loro crisi coniugale. Sono sposati da dieci anni e si vogliono ancora bene, nonostante un raffreddamento nei rapporti, che li ha indotti a dormire in camere separate. Alloggiati con Tunner nell'entroterra di Tangeri, in un albergo che la guerra ha ridotto al degrado, Port e Kit finiscono con concedersi entrambi un diversivo extra coniugale. A lui va male: rischia infatti il linciaggio da parte dei "protettori" di una prostituta indigena, che lo ha soddisfatto tentando di derubarlo; lei per poco non viene sorpresa dal marito mentre dorme con Tunner. A questo punto tentano di riannodare i loro rapporti e ridestare la passione, durante una passeggiata fra scoscendimenti sassosi. Decidono infine di separarsi da Tunner e si addentrano insieme nel deserto del Sahara, adattandosi ai costumi delle carovane, fra crescenti difficoltà e disagi. Port si ammala di tifo, e Kit cerca disperatamente un medico, un ospedale, qualcuno che l'aiuti, mentre il marito attende in preda al delirio. Trovano finalmente precario rifugio in uno squallido forte semiabbandonato della Legione straniera, sprovvisto di un minimo d'igiene e di assistenza sanitaria. Qui Port muore, nonostante gli sforzi della moglie, che lo assiste con dedizione. Priva di mezzi, Kit si unisce a una carovana di Tuareg in marcia nel deserto, ed è ben presto preda del giovane beduino Belgassim, che la costringe a vestirsi da ragazzo arabo e la impone al suo contrariatissimo harem. Lasciata libera da Belgassim e scoperta come donna, Kit viene brutalmente aggredita dai Tuareg. Riprende i sensi quasi inebetita in un ospedale di Tangeri e viene ricondotta all'albergo da un'assistente sociale americana. Qui rifiuta di rivedere Tunner, che l'ha sempre cercata, e vaga come un'automa fra i tavoli del bar, frequentato mesi prima insieme al marito, mentre dal suo tavolo d'angolo, immobile ed enigmatico come allora, un vecchio saggio recita con voce monotona le proprie amare considerazioni sulla vita. |
|
|
|
|
Il maestro e l'elefantino: tra le immagini più belle scelte per Bertolucci Images, c'è quella in cui il regista "dialoga" con il piccolo pachiderma sul set di "Piccolo Buddha", come per dargli indicazioni sulla prossima scena da girare.
La foto fa parte delle centoquaranta che saranno esposte a Castel dell'Ovo, Napoli, a partire dal 22 settembre, nella mostra curata dal saggista e regista Marcello Garofalo. Dopo Parma, terra natale di Bertolucci, la mostra arriva a Napoli, città dove il regista ha annunciato di voler girare, nella primavera prossima, il film su Gesualdo da Venosa, un antico progetto dedicato alla storia di Gesualdo e di sua moglie Maria D'Avalos.
Le immagini sono tratte dai set dei celebri film del maestro e firmate dai fotografi Angelo Novi, Alessia Bulgari, Marilù Parolini, Severine Brigeot. Questi scatti 'rubati', come ha scherzosamente affermato Bertolucci, ricostruiscono l'evolversi della sua carriera artistica a partire dal primo film "La Commare secca" del 1962 passando per "Ultimo tango a Parigi", "Novecento", "Io ballo da sola", fino a "The Dreamers".
Tra le immagini più significative: la fotografia che coglie il regista in intima conversazione con gli attori di "Ultimo tango a Parigi"; la pen [...] |