|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Ludovico Massa, detto Lulù, operaio in una fabbrica metalmeccanica, è una sorta di campione del cottimo: nessuno dei compagni riesce a eguagliare il suo ritmo produttivo. Benvoluto dal padrone, che adegua al suo rendimento quello degli altri operai, non è da essi troppo ben visto. D'altra parte, nemmeno Lulù è contento di se stesso: produce, consuma (ha la macchina, il televisore, la casa piena di oggetti inutili) ma si ammazza di fatica, tanto da non aver più nemmeno la forza di avere rapporti fisici con la donna con cui vive. Tuttavia, malgrado anche le visite che lo riempiono di sconforto, a un suo ex compagno finito dalla fabbrica in manicomio - Lulù continua a tenere i suoi massacranti tempi di lavoro finché un giorno ci rimette un dito. Completamente mutato, si schiera contro il meccanismo del cottimo, sostenendo - d'accordo con un gruppo di estremisti extraparlamentari e contrario ai sindacati - la necessità di uno sciopero a oltranza. Scoppiano tafferugli con la polizia e Lulù viene licenziato in tronco. Abbandonato dalla donna, cui premeva soltanto avere una pelliccia, e dagli stessi estremisti, che giudicano il suo come un caso personale e perciò loro estraneo, Lulù, grazie all'intervento dei sindacati, viene riassunto. Ma ormai è anch'egli alle soglie della pazzia, e ai compagni, impegnati come sempre in una frenetica lotta coi tempi di lavorazione, favoleggia di un muro da abbattere oltre il quale c'è il paradiso della classe operaia. |
|
|
|
|
|
|
|
|
News sul film “La classe operaia va in paradiso” |
|
|
|
Omaggio a Luigi Kuveiller (22 Febbraio 2013)
|
|
|
|
Il 10 gennaio si è spento il direttore della fotografia Luigi Kuveiller, dalla fine degli anni sessanta una presenza costante nei titoli di testa del miglior cinema italiano. La Cineteca Nazionale per rendergli omaggio, domenica 24 febbraio 2013, ha scelto bizzarre incursioni di Kuveiller nel cinema americano in trasferta.
Il suo nome è legato indissolubilmente a quello di Elio Petri: una simbiosi artistica che, spaziando dal grottesco alla rivisitazione del potere, attraverso il lavoro e la contestazione (“A ciascuno il suo”, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “La classe operaia va in paradiso”, “La proprietà non è più un furto”, “Todo modo”), si è declinata nelle forme di una sperimentazione visiva, tuttora da indagare a fondo. Il Petri più cupo, avvolto con le sue storie in oscure trame, trova in Kuveiller un perfetto creatore di luce e, soprattutto, di ombre.
Kuveiller veniva dalla scuola di Portalupi, Scavarda, Tonti, conosceva a fondo il bianco e nero, il gioco sottile tra la luce e l’ombra, ma è con il colore che raggiunge risultati straordinari, soprattutto quando si tuffa nel profondo rosso argentiano. Nell’era digitale come non rimpiangere [...] |
|
|
|
|
Retrospettiva in omaggio a Mariangela Melato dal 7 marzo al MIC (20 Febbraio 2013)
|
|
|
Rassegna monografica su Elio Petri all'Alphaville Cineclub (31 Gennaio 2012)
|
|
|
Rassegna su Elio Petri al Cinema Trevi di Roma (11 Febbraio 2010)
|
|
|
|
Commenti del pubblico |
|
|
|
|
Ultimi commenti e voti |
|
|
|
|
|
|
|
|
7,5
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
7,5
|
|
|
|
|
Lo studente (fuoricorso) che vaneggia una rivoluzione operaia, i sindacalisti troppo morbidi e non disinteressati, tra i due il lavoratore alienato, l'unico a rientrare in fabbrica. La voce di Militina, l'emarginato, il matto, sembra la più ragionevole: "Lulù, è il danaro, comincia tutto di là. Ah! Noi facciamo parte dello stesso... giro. Padroni e schiavi, dello stesso giro! L'argent! I soldi! Noi diventiamo matti perché ce ne abbiamo pochi e loro diventano matti perché ce ne hanno troppi. E così, in questo inferno, su questo pianeta, pieno di... ospedali, manicomi, cimiteri, di fabbriche, di caserme, e di autobus... il cervello poco a poco... se ne scappa." Ad andare in paradiso è la classe borghese.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Prossimamente al Cinema |
|
|
|
» Già uscito |
|
|
|
La classe operaia va in paradiso |
|
|
|
Archivio Coming Soon |
|
|
|
|
|