Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Wong Kar-wai La sublimazione del desiderio

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a cura di Andrea Olivieri
Tempi, sguardi, parole, sentimenti, movimenti impercettibili, tutti 'sospesi'. "Se hai un segreto veramente importante, confidalo alla fessura di un albero secolare, che lo conserverà per sempre": questione di stile, di eleganza. D'amore, e di ombre.
"A volte ci può essere poca distanza fisica tra due persone, ma la distanza emotiva può essere enorme". "Un bacio romantico" (My Blueberry Nights) parla di queste distanze, analizzandole da punti di vista diversi. Nel suo primo film in lingua inglese, Wong Kar-wai fa un cinema di pura visione attraverso la quale lo spettatore deve cogliere i significati. Dalla malinconia dell'abbandono alla tenerezza dell'innamoramento. Un road movie dei sentimenti: nelle dimensioni claustrofobiche, terribilmente coinvolgenti per l'intimità delle sue creature - attraverso le trasparenze che sfumano cosi preziose dalle sue lenti d'ingrandimento, e in quei gloriosi colori che stemperano quando è il caso nella dolcezza dei pastelli dorati o ingrigiti, il regista cinese osserva la delicatezza e la fragilità di tutta una cultura, la psicologia della leggerezza e della grazia infusa, le relazioni complesse all'interno di una società attenta alle convenzioni, ai minimi sussulti che affiorano dai segreti dell'intimo. Conferma eclatante ed emozionante, per chi conosce la cura suprema nel gioco del segno, il gusto per le architetture del doppio di un regista fra i più importanti in circolazione.
L'importanza dell'oggetto come 'intermediario' e, soprattutto, la disposizione spaziale degli elementi: Wong Kar-wai fa ciò che dovrebbe fare ogni artista che si rispetti; 'piegare' la fragranza passionale dei corpi in assenza, con misura e grazia incomparabile al proprio volere creativo.
Il suo cinema si organizza allora come su tre labirinti, che finiscono per intersecarsi con sinuosa, ipnotica armonia. Quello proposto dalla sceneggiatura, dalla progressione drammatica che non lascia spazio alla carne: l'amore, per Wong Kar-wai è anche perdita e nostalgia. Quella che si costruisce all'interno di un preciso quanto raffinato spazio filmato. E quella che costituisce la destinazione finale, il labirinto mentale e sentimentale dei due protagonisti.
Gesti minimi, ma cosi rivelatori: istanti rubati al quotidiano, che acquistano una risonanza infinita. L'eco furibondo dei silenzi, lo scavo devastante del non-detto e ancora la sensualità, la passione, l'esaltazione; con la cinepresa che accarezza ammirata i personaggi, si confonde con commovente discrezione, affermandosi con lucidità suprema.
Una spirale vertiginosa che giunge a significare il 'furore' dei sensi rubati al quotidiano, nell'assoluto ritegno di un corpo 'eletto' e, soprattutto, i protagonisti, le situazioni, i tempi.
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