Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Kino Otok 2005 Festival Kino Otok

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Si è conclusa domenica 29 Maggio, con l’assegnazione del premio del pubblico a Kod amidže Idriza ("Da zio Idriz") del regista bosniaco Pjer Žalica, l'edizione 2005 di Kino Otok – Isola Cinema festival internazionale che per cinque giorni ha vivacizzato l'atmosfera di Isola, località balneare della costa slovena. Nata l'anno scorso con l'intento di dare spazio a cinematografie generalmente considerate minori (Asia, Africa, America Latina ed Europa dell'Est) e forte di collaborazioni con realtà collaudate quali l'Innsbruck Film Festival ed il Far East di Udine, anche quest'anno la manifestazione ha vinto la scommessa di coniugare il cinema di qualità all'intrattenimento tout-court. La legittima soddisfazione degli organizzatori, riuniti sotto la bandiera della Zavod Otok di Lubiana, trova un chiaro riscontro nei numeri del festival: 30 le pellicole presentate nelle 7 sezioni ufficiali, cui vanno aggiunti 12 cortometraggi (di cui 8 in animazione) e le 70 opere inserite nel programma "Video on the beach" (opere sperimentali ed off in digitale); 83 gli ospiti, tra cui 15 registi presenti con le loro opere; 68 i giornalisti accreditati, di cui 12 stranieri. Più che nelle nude cifre, però, il successo di Kino Otok si può trovare nel clima amichevole e rilassato che ha caratterizzato la settimana: proiezioni di giorno e di sera (queste ultime nella cornice en plein air di piazza Manzioli), festa di notte, quando spettatori, membri dello staff ed ospiti si sono puntualmente ritrovati insieme lungo la spiaggia tra musica, balli e chiacchierate. E nemmeno alla luce del sole è stato raro poter incrociare e scambiare quattro chiacchiere con autori come, solo per citare i nomi più noti, l'argentino Pablo Trapero (che ha presentato Familia rodante, visto a Venezia 2004) e l'iraniana Mania Akbari (premio, sempre al Lido, nella sezione digitale per il suo 20 anghost).
Dopo il battesimo del fuoco dell'anno scorso, questo è stato per il festival l'anno delle famiglie 'monche', a cominciare proprio da quella di Kino Otok. A pochi giorni dal via, infatti, è venuto a mancare Silvan Furlan, figura di riferimento per il cinema sloveno: già fondatore e presidente della Cineteca Slovena, Furlan era stato anche tra i 'papà' del festival, insieme a quello Jan Cvitkovič che vinse il Leone del Futuro nel 2001 a Venezia con Pane e latte. Giusto, quindi, onorare la memoria dello scomparso fondatore dedicandogli questa edizione della sua creatura.
Ma di famiglie spezzate è stato ricco anche il panorama delle opere selezionate: tra le 6 che componevano la sezione competitiva tutte hanno affrontato, seppure in modi diversi, il tema di nuclei in crisi. Non ha fatto eccezione il film premiato: Žalica, già autore nel 2003 di Benvenuto, mr. President, ha costruito una pellicola decisamente diversa da quella che l’aveva imposto all’attenzione del pubblico. Lasciato sullo sfondo il dramma della guerra (là declinato secondo gli stilemi del grottesco), ecco un’opera più intima. Fuke si reca a casa degli zii per riparare la loro caldaia, scoprendo che l’anziano Idriz non ha ancora superato il trauma della morte in guerra del figlio; pur alle prese con la propria crisi sentimentale, Fuke si darà da fare per riportare la serenità in famiglia, complice anche un problema con l’auto che lo costringerà alla permanenza presso l’anziana coppia. Il film paga un ritmo qua e là troppo lento ed un finale bozzettistico e forse eccessivamente consolatorio, eppure è apprezzabile l’abilità del regista nello sviluppare i suoi caratteri ricorrendo, più che all’azione, ad un sapiente utilizzo di silenzi, sguardi e piccoli elementi (un pigiama, un mandolino…).
Un premio, che in concreto si tradurrà nella distribuzione in Slovenia della pellicola, sicuramente non scandaloso, quindi, anche se forse c’era almeno un’opera che, per intensità e personalità autoriale, avrebbe meritato maggiormente. Si tratta di Dias de Santiago, del peruviano Josué Méndez. Il 29enne regista, all’esordio, prende Taxi Driver e lo porta, aggiornandolo ai nostri giorni, a Lima. Lungi dall’essere un semplice remake, il film dimostra invece il talento di un giovane promettente: l’alternanza di bianco e nero e colore, la macchina da presa spesso in movimento, il montaggio talora serrato non sono vezzi narcisistici, ma elementi funzionali alla messa in scena. In un intreccio che vede il protagonista lottare contro se stesso prima che contro la realtà circostante, una menzione va anche alla prova del giovane Pietro Sibille, faccia squadrata ed un po’ tonta ma di efficace espressività.
Kino Otok, comunque, non è solo nuove proposte. Si sono viste, nelle sezioni collaterali, anche opere "storiche" e di autori affermati: tra tutte, Il destino di Chahine, che ha aperto mercoledì sera il festival, Moi, un noir di Jean Rouch, pellicola apripista della nouvelle vague francese, e 10 di Abbas Kiarostami, interpretato dalla citata Mania Akbari. Una finestra speciale è stata poi dedicata al cinema africano, con una retrospettiva in cui spiccava Les diseurs d’histoires dello svizzero-algerino Mohammed Soudani (presente anche con War without images e Waalo Fendo), partecipato e sconfortante ritratto dell’attuale situazione del cinema del continente nero. Nutrita anche la pattuglia degli autori latino-americani: tra gli argentini, oltre a Trapero, anche Lisandro Alonso (Los muertos) e Ana Poliak, di cui è stato possibile apprezzare La fé del volcano e soprattutto l’ottimo Parapalos, altra 'eredità' di Venezia 2004. Infine, restando nella pampa, citazione d’obbligo per Memoria del saqueo di Fernando E. Solanas: viaggio nella storia argentina alla ricerca delle cause della crisi esplosa nel 2001, il film è stata un’ulteriore prova dell’attenzione dedicata dai selezionatori ai temi socio-politici.
Attenzione testimoniata anche da un doppio evento che si sta confermando come un’altra peculiarità del festival, ovvero la presentazione dell’edizione slovena di libri che toccano argomenti attinenti a quelli trattati dai film in programma. Quest’anno è stata la volta di "Sahib", del bosniaco Nenad Veličković (metafora dell’incontro tra Occidente ed Oriente presentata a margine della proiezione di Žalica), e soprattutto di "Pot med palačama", traduzione di "Tra i due palazzi" del Premio Nobel Nagib Mahfuz, primo capitolo della "Trilogia del Cairo" e testo fondamentale per comprendere l’evoluzione della storia e della società egiziana
Archiviata quindi con successo questa 2° edizione, è già tempo, per lo staff del festival, di pensare alla 3°: sarà, nelle intenzioni del direttore Vlado Škafar, un Kino Otok più snello quanto a numero di titoli proposti (in modo da poter garantire ad ognuno almeno 2 passaggi in sala), potenziato nella sezione "Video on the beach" e, ci si auspica, maggiormente supportato dalle istituzioni. Se tali auspici si tradurranno in realtà, l’Isola cinematografica si presenterà, il maggio prossimo, come uno dei maggiori eventi del settore della primavera 2006.

Piervittorio Vitori
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