Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Locarno 2006 Vittoria in casa per “Das Fraulein”

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a cura di Glauco Almonte
Si è conclusa con la vittoria di “Das Fraulein” la 59ª edizione del Festival internazionale del film di Locarno: a ricevere il Pardo d’oro è dunque Andrea Staka, trentatreenne regista originaria di Lucerna. “Das Fraulein” è, a giudizio della stessa regista, un film molto personale, nel quale traspare un elemento fortemente autobiografico (Andrea Staka è di origini slave, e le protagoniste di questa pellicola ‘al femminile’ sono tutte emigrate jugoslave). L’essenza multietnica di “Das Fraulein” è anteriore al film stesso, in una coproduzione tra Svizzera, Germania, Bosnia, Croazia e Serbia che la dice lunga sul significato intrinseco dell’opera.
A far da compagnia sul palco alla giovane regista elvetica il francese Laurent Achard, regista de “Le dernier des fous” (a lui il Pardo per la miglior regia), l’americano Ryan Fleck, premio speciale della giuria per “Half Nelson”, e gli attori Burghart Klaussner (“Der Mann Von Der Botscjaft”) e Amber Tamblyn (“Stephanie Daley”).
Un’edizione con più luci che ombre, quella appena conclusa: nonostante la vicinanza spazio-temporale con due manifestazioni di maggior richiamo quali la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e la Festa del cinema di Roma, il Festival di Locarno ha tenuto botta in quella che si presentava come l’edizione più problematica. La ‘prima volta’ dopo il passaggio di testimone da Irene Bignardi a Frédéric Maire, a parte il leggero malore che ha colpito il neo-direttore la penultima sera del festival, può essere archiviata con soddisfazione. Ai pochi film all’altezza tra quelli in concorso, l’organizzazione ha risposto presentando una lunga serie di opere valide nelle altre sezioni del festival per arrivare a veri e propri capolavori in quantità industriale nella retrospettiva dedicata al finlandese Aki Kaurismäki: da “Nuvole in viaggio” a “Juha”, da “L’uomo senza passato” a “Le luci della sera”, la carriera del regista non ancora cinquantenne è stata ripercorsa per intero. A fargli da cornice, come funghi qua e là nella storia del cinema sono spuntate opere del calibro de “La corazzata Potëmkin” di Sergej Mikhajlovič Ejzenštein, “Viaggio a Tokyo” di Yasujiro Ozu, fino al più recente “Rosetta” dei fratelli Dardenne, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes del 1999.
I grandi nomi continuano nei premi assegnati in anticipo: il Pardo d’onore è andato ad Alexander Sokurov, che ha presentato, in prima mondiale, il suo nuovo film, “Elegy of Life”, dedicato al grande violoncellista russo Rostropovich; il Locarno Excellence Award è andato invece a Willem Dafoe (interprete, tra i tanti, di “Platoon”, “L’ultima tentazione di Cristo” e, più di recente, “Inside man”).
Più ombre che luci, invece, se l’attenzione si sposta sul contributo italiano a questa LIX edizione del festival: in concorso c’era “Mare nero” di Roberta Torre (che ha avuto ottime critiche nel 2002 con “Angela”) con Luigi Lo Cascio; fuori concorso “Quale amore” di Maurizio Sciarra (vincitore proprio qui a Locarno nel 2001 con “Alla rivoluzione sulla due cavalli”) con Vanessa Incontrada, adattamento dalla ‘Sonata di Kreutzer’ Di Tolstoj. Tiepida l’accoglienza per le due pellicole italiane, ora attese all’uscita in sala la prima tra pochi giorni, la seconda a novembre.
Un riscontro migliore, nelle due sezioni “Play Forward” e “A proposito di cinema”, hanno ottenuto rispettivamente “Dove il marmo è zucchero” di Elisabetta Sgarbi e “Il tempo si è fermato” di Ermanno Olmi, per non parlare di “Jimmy della collina” che è valso a Enrico Pau il Premio della giuria C.I.C.A.E. (Confederazione Internazionale dei Cinema d'Arte e d'Essai Europei).
Con le proiezioni dei film premiati, in programma domani (13 agosto), si chiude ufficialmente il 59° Festival di Locarno, che si mette alla finestra in attesa del Festival di Venezia e soprattutto della nuova Festa del cinema di Roma, nell’anno del primo e accesissimo confronto, per scoprire se in futuro ci sarà ancora spazio (e vetrina) per tutti.