Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Bitume Photofest Il Bitume Photofest invade Lecce e il suo Cineporto

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Un luogo all’interno del quale avviene la trasformazione di materie prime in prodotti finiti. Uno spazio dove la congiunzione di diversi anelli della catena produce un’opera aperta. Un laboratorio. Un luogo che apre la formulazione di un dibattito. Un cantiere. Uno spazio agitato dalla contestazione reciproca del potere di mostrare e del potere di guardare, del potere di dire e del potere di intendere. Un luogo dove sono gli stessi personaggi che lo abitano a costruire la trama della storia. Un’officina. Uno spazio costituito da frammenti di discorsi, di commenti a bassa voce o fra sé e sé. Un luogo che ha il potere di esporre a ciò che rimescola le carte, che impone di perdere il filo, di ricominciare da capo per tessere una nuova trama di senso. Una manifattura. Uno spazio didattico, dove il tempo sperimentato non segue più un ordine lineare di momenti consecutivi, ma diviene luogo del fare in contemporanea. Un opificio che si trasforma in un sistema di rappresentazione di opere ed eventi. Un teatro di lezioni e di azione, di sottoesposizione, esposizione e sovraesposizione. Una fabbrica, di film e non solo. Un Cineporto.
Stiamo parlando del Cineporto di Lecce, inaugurato nel maggio del 2010 all’interno delle Manifatture Knos, un’ex-scuola di formazione per operai metalmeccanici attiva dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta, poi abbandonata e riconvertita in centro di produzione culturale. Ad opera dell’Apulia Film Commission, a pochi passi dal centro storico leccese, nasce uno spazio attrezzato, pronto ad accogliere le produzioni cinematografiche, un centro-servizi riservato a chi produce cinema e audiovisivi, ma aperto alla commistione di diversi ambiti disciplinari. Il Cineporto occupa una superficie di 500 mq, in parte pensata anche per mostre e installazioni.
Osservare il lavoro svolto in uno spazio destinato per statuto a ospitare eventi legati al mondo Cinema ci pone inevitabilmente di fronte alla Narrazione, in un’accezione ampia del termine, quella che fa dileguare i confini delle immagini che compongono un racconto. Una fabbrica dove l’era meccanica, post-meccanica e digitale si fondono. Un cineporto che dà il La a eventi che producono immagini e ospita i protagonisti stessi dei racconti, separa, mostra e rintraccia linee di tangenza, indica un incontro. Diviene teatro di un cinema esteso, ovvero di uno spazio critico che narra storie secondo una pluralità di possibilità espressive.
Il Cineporto di Lecce dal 12 al 27 settembre 2014 è il fulcro delle attività del Bitume Photofest, il primo festival urbano di fotografia contemporanea del Mezzogiorno, ideato dall’associazione culturale Positivo Diretto e sostenuto dall’Apulia Film Commission. Il tema del festival è Street Memories. Si tratta dunque ancora e sempre di narrare.
Il progetto di Bitume Photofest rompe gli schemi degli abituali spazi espositivi. Si apre alla città. Dalla sezione Bitume Indoor, ospitata all’interno del Cineporto, che vede mostre dedicate al patrimonio identitario della città e una serie di attività formative (workshop, open talk con artisti internazionali, presentazioni di libri fotografici, una rassegna dedicata all’editoria specializzata, eventi musicali), il festival si estende con Bitume Grand Tour e Bitume Fab 30: la prima sezione comprende 13 protagonisti internazionali della fotografia contemporanea che invadono il tessuto urbano, balconi, palazzi, abitazioni privati; l’altra è composta da 30 fotografi emergenti under 35 selezionati tramite open call, i quali, all’interno degli esercizi commerciali del centro storico, raccontano le loro “memorie della strada” tramite diverse tecniche della fotografia contemporanea.
Proprio all’interno di Bitume Fab 30 segnaliamo il lavoro del giovanissimo Orlando Lacarbonara, Territori del Cinema 2011-2013, “Nell’era di internet, del multivision, dello streaming e dei multisala da blockbuster, cosa resta dei cinema con una sola sala di proiezione? Quelli con le panche in legno, dove il biglietto era composto da un piccolo foglio di carta giallina?” e Geografie del quotidano. Roma sud-ovest 2013 di Vera Teodori che “presenta un progetto che nasce come ri-esplorazione dei luoghi del film L’Eclisse. Le immagini di Antonioni raccontano una periferia romana semi-deserta, spazi vuoti, strade silenziose in cui l’ambiente possiede autonomia rispetto all’elemento umano: Antonioni lascia che il personaggio si faccia attendere, passi e poi sparisca di nuovo, lasciando allo spettatore un tempo per esplorare l’ambiente vuoto”.
Uno spazio espositivo ha in genere il compito di contenere la tensione dell’opera, di lasciarla risuonare, di accoglierla all’interno di un percorso, senza ingabbiarla. Un festival urbano che si muove per la città ristabilisce un diverso equilibrio tra il curatore, l’artista e il pubblico. Non impone un percorso canonico. In una cornice di tempi e luoghi allargati anche il nostro punto di vista e la traiettoria del nostro sguardo diventano protagonisti, disegnano ulteriormente lo spazio critico dell’esposizione, trovando ogni volta nuove conclusioni e nuovi percorsi all’interno del racconto fotografico di un “cinema esteso”. A Lecce, fino al 27 settembre.


Federica Tardani
(Montefiascone (VT), 1985), storica dell’arte, è una studiosa di fenomenologia ed estetica dell’arte contemporanea. Ha collaborato con diverse riviste e gallerie del settore. È attualmente impegnata nella gestione dei servizi al pubblico al Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (MAXXI).
Foto di Federico Patrocinio.