Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Cannes 2005 22/05: Palma d'Oro ai fratelli Dardenne

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a cura di Vaniel Maestosi
Con grande sorpresa e stupore al Festival di Cannes trionfano i fratelli belgi Luc e Jean-Pierre Dardenne. Per loro è la seconda Palma d'Oro, l'altra nel 1999 con Rosetta, il loro poetico e duro neorealismo ha vinto ancora una volta, superando il grande favorito della vigilia, l'austriaco Michael Haneke, autore di Caché, che si è dovuto accontentare del premio per la regia.
E' andata meglio a Jim Jarmusch, che con la commedia Broken Flowers ha vinto il Gran Premio della Giuria. Tommy Lee Jones con il suo esordio registico Three Burials of Melquiades Estrada, ha ottenuto due importanti riconoscimenti: quello di miglior attore, e quello per la sceneggiatura al messicano Guillermo Arriaga (lo straordinario autore delle sceneggiature di Amores perros e 21 grammi).
Il premio per la migliore interpretazione femminile è andato ad Hanna Laslo per Free Zone di Amos Gitai, mentre il cinese Wang Xiaoshuai si è aggiudicato il riconoscimento della giuria per Shanghai Dreams.
Spazio al trionfatore. L'enfant è la storia di una famiglia ai margini. Sonia, una ragazza di 18 anni, ha appena avuto un bambino. Uscita dall'ospedale, dopo il parto, cerca Bruno, il padre ventenne che non è venuta a prenderla. Prova a casa sua, ma trova l'appartamento affittato, dopo svariate telefonate lo rintraccia mentre ruba dei soldi in compagnia di due ragazzini. Bruno ha un rifugio da senzatetto lungo il fiume. Sonia e il bambino, Jimmy, dormono in un centro di accoglienza. Bruno va a vendere la telecamera rubata. La ragazza che gli compra la refurtiva gli suggerisce che ci sono persone che pagherebbero profumatamente per avere un bimbo in adozione. Tornati a casa Sonia spinge Bruno a riconoscere il figlio, poi durante una fila per avere l'assistenza lascia il bambino in carrozzina a Bruno. Bruno senza pensarci troppo chiama la persona che gli ha comprato la telecamera...
I Dardenne sono bravi nel raccontare questa triste storia di due ragazzi dispersi nell’arco di pochi giorni. Con la macchina da presa sono sempre vicini ai loro personaggi principali, li fanno muovere molto e parlare poco. Pian piano entriamo nel mondo nichilistico del padre, Bruno, che si aggira in un’esistenza fatta di espedienti. Un furto, una birra e un pranzo, vede una giacca, ruba i soldi per la giacca. Mentre Sonia e il figlio rappresentano valori classici, stabili anche nella necessità, il mondo di Bruno è disgregato.
Il film non è un dramma e non è affatto pesante. E' la cronaca di quei giorni documentata con un appassionato lavoro di distanza dal soggetto. Bruno non è un personaggio melodrammatico o anche drammatico nel senso canonico. In lui la vita scorre con una serie di microeventi non problematici sino a quando la sua esistenza non entra in conflitto con la paura. I Dardenne ricordano il Bresson di "Un diavolo probabilmente", l'approccio non psicologico aiuta ad avvicinarsi a Bruno, altrimenti detestabile per le sue azioni. Si vede come i Dardenne vogliono arrivare a capire perché un padre è capace di vendere un figlio. E il film riesce a farci penetrare nel mondo gelido di Bruno.
Merito dunque ai fratelli, capaci di entrare nella strettissima cerchia dei plurivincitori del Festival più prestigioso. In passato il “bis” era riuscito solo a Francis Ford Coppola, Shoei Imamura e Emir Kusturica.
Un’ultima citazione la meritano i “grandi sconfitti”, decisamente altisonanti i nomi rimasti a bocca asciutta: Lars Von Trier, Gus Van Sant, Wim Wenders, Atom Egoyan.
Ma se le opere di questi autori hanno diviso parte della critica, risulta piuttosto sorprendente l’esclusione di A History of Violence di David Cronenberg, pellicola unanimemente applaudita ma forse ritenuta troppo “mainstream” dalla giuria, almeno rispetto agli standard della precedente filmografia del grande autore canadese.
Il nostro cinema è rimasto a bocca asciutta, ma era prevedibile. Il film di Giordana non convince ed è sicuramente inferiore sia a I cento passi, sia a La meglio gioventù.