Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Ang Lee Il personaggio e l’interpretazione

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a cura di Andrea Olivieri
Dopo il Leone d'Oro (e l'Oscar) di "Brokeback mountain" (2005), Ang Lee è tornato alle atmosfere raffinate, stilisticamente sublimate che l'avevano reso celebre, rilanciando fino alle estreme conseguenze il suo mondo di emozioni tumultuose, in una storia tutta cinese di passione e sensualità ambientata nella Cina degli anni Quaranta. "Lussuria" (Lust Caution), Leone d’Oro a Venezia 2007 - ispirato ad un romanzo di Zhang Ailing - racconta la storia di una giovane e bella studentessa-attrice, Wang Hui Ling (l'esordiente Tang Wei), che sposa, insieme a improvvisati suoi amici, la causa della resistenza. Il gruppo di impacciati studenti sceglie come obiettivo da colpire il collaborazionista Mr.Yee (l'icona del cinema asiatico Tony Leung) vicino al governo giapponese.
L'arte di sorprendere (Ang Lee omaggia Sergio Leone alla Festa di Roma), di evolvere: nel 2007 il cineasta è tornato a Venezia con un nuovo film, subito additato come l'opera-scandalo della Mostra per le scene di sesso dichiaratamente esplicite tra i due protagonisti. La parola al regista: "Il sesso nel mio film? E' solo la ricerca di se stessi. Quello che mi interessava rappresentare era più che altro l'ambiguità".
Sotto la cornice di un elegante thriller erotico di spionaggio, il risultato di un'alchimista curioso, in termini 'romanzati' il momento sociale e storico di tutta un'epoca cinematografica: la transizione dagli stati d'animo misurati, stilisticamente impeccabili, a quelli romantici e palpitanti. Pittore di donne e di famiglie, di rituali eleganti e di rifugio nella meditazione (del destino), Ang Lee, ovvero i lati oscuri della libertà; la forza di una visione, di una interpretazione estetica che riesce ad organizzare, a suffragare i fatti e solo progressivamente raggiungere la propria natura erotica, ambigua ed insinuante, fra storie diverse e 'spazi fantasiosi', rifugiandosi in un giocoso, esaltato desiderio di sensibilità e spettacolo, fra realtà e fantasia, sogno e ragione, passione e rinuncia, tenzoni fisiche e battaglie spirituali, convenzioni sociali e desiderio di libertà. Il regista di "Ragione e sentimento" passa come sempre alla stilizzazione, all'astrazione; qualcosa in più della scelta 'classica' di un 'paesaggio incantato', dello scorcio intenso di un lirismo sconfinato, della cronaca accurata dei lucidi drammi psicologici. Disinvolta e provocatoria 'improvvisazione sul tema': il suo modo di farci penetrare nei riti della grande tradizione cinese (dimensioni formali, coloristiche, musicali) non solo conferisce ai suoi film una nuova svolta. Ma anche un'autenticità nobile che riecheggia; Ang Lee guerriero raffinato e talentuoso osservatore esistenziale, capace di ritorni, ripensamenti e ripetizioni, affida il proprio modo espressivo alle sue legittime radici svelate: il 'taglio imperioso' (eclettico) è la 'meccanica' moderna - 'tentazione' perfettamente cosciente - che lo circonda (Hulk), il personaggio e l’interpretazione, 'luogo' innegabile del 'fare cinema'. Che il regista di taiwan sia un attento osservatore dei 'cerimoniali estranianti' (Banchetto di nozze), che questo itinerario possa condurlo al cuore dei rapporti umani (Mangiare bere uomo donna), lo provano d’altra parte le sue implicazioni psicologiche e morali raggiunte in passato (La Tigre e il Dragone). Le 'contraddizioni' di Lee rimangono perciò le medesime: contraddizioni che sono proprie della natura umana, sempre meno padrone del proprio destino, costretto ad attaccare, ad abbandonarsi all’istinto.
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