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Chi cerca originalità, profondità, capacità di incidere e di lasciare il segno non amerà questo film di Avati, anzi probabilmente non andrà nemmeno a vederlo; eppure, non è da buttare questo nostalgico racconto che come quasi ogni anno il regista emiliano continua a donarci. Semplicità, un gusto un po' naif di rievocazione di un mondo perduto, il piacere di scoprire nuovi attori in personaggi in cui nessuno li sospettava (e qui la vera sorpresa per me è Andrea Roncato, più che l'onesto Cremonini, che continuo a preferire davanti a un microfono), un pizzico di sentimentalismo e una spruzzata di umorismo. Indubbiamente innocuo, ma fa piacere che ci sia, e che continui ad esserci. Indubbiamente, però, "una sconfinata giovinezza" aveva qualcosa in più...
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