Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Trailer: Adieu au langage

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Adieu au langage
titolo originale Adieu au langage
nazione Francia
anno 2014
regia Jean-Luc Godard
genere Drammatico
durata 70 min.
distribuzione Bim Distribuzione
cast K. Abdeli (Gédéon) • D. BasilZ. Bruneau (Ivitch) • R. Chevallier (Marcus)
sceneggiatura J. Godard
fotografia F. Aragno
media voti redazione
Trailer del film Adieu au langage
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Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 18 Novembre 2015 ore 02:06
1
(...) compreso, o se ci sia davvero un messaggio).
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 18 Novembre 2015 ore 02:04
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I due personaggi sono spesso nudi, ridotti all’essenza, e ripresi nei loro momenti più vitali, senza abiti che li rendano persone che, intimamente, non sono. È il ritorno a un minimalismo autentico, all’immagine, alla calma di un cane onnipresente - la bestia che ama l’altro più di se stesso, si dirà; il ritorno verso uno stadio animale; il ritorno (o l’avanzamento) verso un tempo in cui il linguaggio non è più necessario. Lei affermerà: “Dovremmo ingaggiare un interprete per comprendere le parole che escono dalle nostre bocche”. Oppure: “Non voglio più sentire parlare”.
‘Adieu au langage’ mi piace pensarlo come un film sull’incapacità di rappresentare, e capire, ciò che siamo: la vita, in tutte le sue illeggibili sfaccettature. È forse questo il succo dell’intero cinema di Godard, ormai vegliardo. Perciò stavolta non si esiga un giudizio: sarebbe un’incoerenza verso il film stesso, e verso il suo messaggio (sempre che il messaggio sia stato c
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 18 Novembre 2015 ore 01:53
1
Che Godard sia un regista del tutto anticonvenzionale e distante anni luce da un modo tradizionalista di fare arte, è ormai noto da decenni. Non dovrebbe sorprendere, pertanto, un lessico cinematografico che non permette qualifiche, scollato da ogni schema, anti-narrativo e quindi sovente indecifrabile (si veda ‘Pierrot le fou’, solo per citarne uno); né da Godard si può pretendere logica, o immediata comprensione. Bisognerebbe chiedersi, anzi, se questa comprensione sia possibile, o se essa stessa sia uno degli scopi del regista (ammesso che Godard si ponga degli scopi, creando).
Si è qui di fronte a un’opera sconnessa, aliena (e alienante), quasi futuristica (o cubista?), eccentrica nei colori, malferma nella regia, nelle musiche. Non c’è trama, in una specie di documentario senza senso, curiosa accozzaglia di suoni e figure. Sta qui, il dilemma: sermoni vacui o profondità estrema? Troppo concettuale e troppo poco epidermico? Genio o ciarlatano? La riposta è, come

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