Non giudicare Mia Madre emotivamente significa fare un torto al film e al regista che firma il lavoro probabilmente più bergmaniano della sua cinematografia. Tra sogno, realtà, flash back e finzione cinematografica proposte senza interruzioni ma in un unica serie di sequenze Moretti mette in scena un'opera forte, vera e intimista sull'ineluttabilità della morte e del distacco terreno. L'idea di un doppio Moretti (lui e la Buy) è forse eccessiva ma l'interpretazione difficilissima di Margherita Buy ripaga pienamente l'intento del regista. Di sfondo la malcelata ironia e la visione politica della società sono affidate a Turturro che malgrado tutto sembra essere un po' di troppo.
Un film dalle due facce. Convincono alcune perle morettiane, nonché le interpretazioni della Lazzarini su tutti e di Turturro. D'altra parte la Buy è a tratti irritante, così come il film sulla classe operaia che tratta il tema del lavoro con superficialità e con scelte fuori dai tempi. Nel complessouna buona occasione non colta appieno.