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Con "Sangue del mio sangue" Bellocchio continua il suo discorso contro il potere, laico o ecclesiastico che sia, intrecciando due storie lontane nel tempo che si illuminano vicendevolmente. Scopo non troppo celato è presentare la corruzione politica attuale come erede degli abusi dell'Inquisizione d'antan. Scene potenti ed efficaci, come il bel finale o la prova dell'acqua si alternano a momenti grotteschi e surreali non sempre ugualmente riusciti come la comparsata di Timi o le voglie erotiche delle due zitelle; attori grandiosi come Herlitzka o la Rohrwacher si alternano allo stesso modo a parenti dal talento discutibile, come il fratello Piergiorgio. Proprio la scelta di far lavorare mezza famiglia e di farsi finanziare dal potere per eccellenza, la Rai, toglie un po' di vigore alla denuncia, ma il film rimane un tassello non trascurabile, per quanto imperfetto, di una grande filmografia.
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