Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

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Clavius
Medaglia d'argento
Età
50
Sesso
Città
Reggio Emilia




Scopri tutti i voti di Clavius
Tutti i Commenti e i Voti di
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Film: Holy Motors 17 Ottobre ore 14:39
1
voto al film:   7

Marcia funebre che accompagna la visione surreale di un mondo che cambia inesorabilmente portandosi via (forse) anche il cinema. Nella sua ansia di stupire si colgono echi che provengono dall'opera irriverente di Bunuel. Resta un film sospeso, senza una direzione precisa come lo sono gli episodi inverosimili che vedono protagonista un eccellente Denis Lavant. Notturno canto di morte che disorienta.
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Film: Gravity 14 Ottobre ore 14:17
1 3
voto al film:   6

Elegante regia con riprese nello spazio privo di gravità. Una camera fluttuante registra uno sventurato incidente negli spazi siderali. L'inizio è promettente anche grazie al superbo piano sequenza dell'incipit, avvolgente e claustrofobico allo stesso tempo. Silenzi, respiri e la Terra vista da lontano. Poi il film si perde in ipertrofiche scene d'azione con tanto, troppo rumore di sottofondo. Di questa favola spaziale, inno alla forza vitale e al bisogno di rinnovarsi, resta la superba fotografia e l'innegabile fascinazione visiva.
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Film: Solo Dio Perdona 4 Ottobre ore 14:45
4
voto al film:   7

Simbolico, visionario, barocco. Costruito sulla falsa riga di certe tragedie greche. Pieno zeppo di virtuosismi che non si fanno mai maniera. Anzi, rispetto al genere di riferimento Refn è capace ancora una volta di riscrivere alcuni abusati stilemi, dando vita ad un viaggio perturbante ed immaginifico tra vendetta e perdono. Nei suoi eccessi visivi (per me a tratti splendidi) ci si può smarrire, così come nei tempi dilatati, ma resta un film di fattura a tratti magistrale.
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Film: Salvo 26 Settembre ore 17:09
1 1
voto al film:   5

Un inizio promettente che strizza gli occhi a certo cinema di genere francese. L'idea di partenza è stimolante ma dopo essersi avviato su una strada intrigante, il film barcolla ed inciampa su una sceneggiatura a dir poco minimale. Un mediometraggio stirato fino 104 minuti. Troppi. La fotografia professionale è interessante ma non così originale. Gli attori se la cavano a dispetto di profili bidimensionali ai quali è quasi impossibile dare spessore. A tratti sembra ammiccare al "Drive" di Refn con esiti deficitari.
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Film: Su Re 21 Giugno ore 14:52
voto al film:   6,5

La passione di Cristo ambientata in Sardegna, con attori non professionisti che recitano in dialetto. La vicenda è nota ed in questo senso non viene aggiunto nulla. Restano impresse alcune scelte di regia a partire da quella singolare di far interpretare il ruolo di Gesù ad un attore che esteticamente contraddice tutti i codici ai quali eravamo abituati. Il Cristo di Columbu ha occhi bovini, tratti somatici grevi, è irsuto e totalmente privo di eleganza. Ma proprio questa scelta si rivela vincente e in perfetta assonanza con la citazione di Isaia che apre il film. Straordinari i paesaggi. Convincenti i volti scelti per tutti i personaggi. La fotografia plumbea accresce la tensione drammatica. E' un film sincero e autenticamente sentito dal suo autore. Un atto di fede ed una riflessione non banale sulla figura di Gesù Cristo.
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Film: La grande bellezza 25 Maggio ore 23:33
4 1
voto al film:   8

Nella macedonia romana tra scrittori falliti, cardianali senza spiritualità, radical chic da salotto e nobili decaduti si possono individuare rimandi al cinema felliniano qua e là citato smaccatamente. Ma il film del regista napoletano non è un remake di quei capolavori. Nè una semplice e banale satira di costume sul bel paese. E' soprattutto il tentativo di compiere una riflessione intima sulle occasioni mancate, le virtù perdute, i talenti sprecati, l'innocenza dimenticata. L'esasperato barocchismo delle riprese tende a soverchiare il senso ultimo della pellicola tutto affidato alla magistrale interpretazione del solito Servillo. Non c'è alcuna compassione per i tipi umani che mette in scena. I suoi personaggi sembrano abbandonati dal loro creatore. Sorrentino rischia così di confezionare uno stucchevole esercizio di stile. Ma nonostante i riccioli stilistici, la presunzione autoriale e la lunghezza eccessiva, "La grande bellezza" resta un film riuscito.
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Film: Un giorno devi andare 1 Aprile ore 22:22
1 1
voto al film:   6,5

Film non liquidabile in poche battute. Nel suo nobile tentativo di elevare il tiro verso i territori della spiritualità ogni tanto sbanda, ma nel complesso cerca di mantenere un respiro il più ampio possibile. Costruito su premesse urgenti ed attualissime come i fallimenti quotidiani di una umanità ricca ma svuotata, della necessità impellente del senso del sacro che sembra essere perduto, del bisogno insostituibile d'amore. Ma questa ricerca qua e là trova soluzioni banali tra un sincretismo religioso non meglio definito ed una costante rappresentazione del mondo degli indios come un paradiso perduto. Il dolore che muove la storia, l'ansia della ricerca che ne è il motore si risolvono in modo un po' troppo semplicistico. Resta una natura fotografata in modo magistrale da Diritti che comunque si conferma come uno degli autori più ispirati del nostro cinema. Coraggioso.
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Film: Django Unchained 28 Marzo ore 14:52
1 11
voto al film:   5,5

Tarantino non riesce a sorprendere quel pubblico che ha coagulato attorno alla sua opera. Stessi temi, stesso stile, stessa bufala. Chi mi ha preceduto fa riferimento alle riflessioni sulla schiavitù(?), al cinema di intrattenimento, a fantasiose metafore di macchie di gelato su magliette di bimbi allegri. Il cinema di Tarantino come la madelaine di Proust, capace di risvegliare riminiscenze di gioie sepolte nell'infanzia. Io invece non l'ho trovato intelligente, non l'ho trovato impegnato (davvero dozzinale la maniera con cui è trattato il tema della schiavitù), la scrittura mi è sembrata logora e meno fresca rispetto al passato (per certi versi ripetitivo), la gratuità della violenza esibita, senza senso ,che è solo la manifestazione di vendette private, continua ad essere il motore pernicioso dei suoi film. Niente di nuovo nel cielo tarantiniano. Fiotti di sangue da videogame, grandi attori al servizio di sceneggiature poverissime, nessuna intenzione di far funzionare le sinapsi.
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Film: Il Figlio dell'altra 27 Marzo ore 15:09
voto al film:   5,5

Mosso da istanze pacificatorie, presentato in una veste dignitosa, pervaso dai buoni sentimenti che possono (nella fervida speranza della regista) aprire il mondo ad un futuro di convivenza pacifica e rispetto reciproco. La questione palestinese e la sua assurdità vista dall'occidente, viene qui raccontata attraverso la storia/metafora di due giovani scambiati alla nascita: il palestinese educato da una famiglia borghese ebrea, e l'ebreo allevato nella striscia di Gaza da una decorosa famiglia palestinese. Il pretesto piuttosto banale serve per raccontare il disagio che la rivelazione comporta e per mettere in scena le soluzioni di buon senso che ne derivano. Il racconto però, alimentato da tanto puerile ottimismo, appare meccanico e prevedibile. Una fiaba totalmente sganciata dalla realtà, con tipi umani tanto rari da stentare a credere che esistano veramente, dall'una come dall'altra parte. Tutto si risolve in maniera poco credibile e senza alcun senso del tragico. Occasione mancata.
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Film: Qualcosa nell'aria 24 Marzo ore 11:37
1
voto al film:   7,5

Film sorprendente. Assayas riesce a ricostruire fedelmente le atmosfere post sessantottine senza cadere nella trappola di realizzare una mitografia dell'epoca. Brillante la messa in scena, la colonna sonora lisergica è straoridinaria e per nulla banale, la luce del film contribuisce a dare l'idea di sospensione. La generazione raccontata è poliedrica e parte da un desiderio ribelle fatto di sentieri impervi e sconosciuti, finendo spesso col perdersi. Emblematica e centrale risulta la scena della festa con falò dove il regista ci mostra poeticamente una generazione visionaria e allucinata che letteralmente si suicida. Generazione di contestatori piccoli borghesi che Assayas non esita a mostrare polemicamente con tutto il suo carico di inconsistenza politica. Di quegli anni in ebollizione resta la rivoluzione sessuale e poco più. Le premesse erano altre. Nella speranza e nell'ansia di libertà legittima e sacrosanta, spesso si nascondono subdole insidie.
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Film: Noi siamo infinito 20 Marzo ore 00:02
2 4
voto al film:   6,5

Attraverso la storia di formazione di un adolescente, il regista (autore anche del soggetto) riesce a ricostruire lo straordinario ed irripetibile sentimento di libertà ed assoluto che si respira solo in un quel periodo preciso della nostra vita. Alla sceneggiatura, tutto sommato fresca, si possono concedere alcuni cedimenti al melò ma nel complesso si tratta di un bel film, ben fatto e sorretto dai giovani e talentuosi interpreti.
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Film: Cogan - Killing them softly 20 Febbraio ore 00:14
1 3
voto al film:   6,5

Film di genere dove l'illegalità la fa da padrona. Non sono d'accordo con l'idea che nel film vi sia una ricerca umoristica che richiama i film dei Coen. Il film di Dominik richiama semmai maggiormente certe opere di Scorsese. La rappresentazione del sottobosco malavitoso senza regole, spietato, senza nessuna morale, stride con le immagini sugli schermi televisivi che riportano le parole pacate e piene di retorica dei candidati alla Casa Bianca. Ad emergere è soprattutto la dicotomia tra un certo mondo ideale che è solo "detto" ed una realtà violenta e individualista. Un individualismo così esasperato da trasformarsi per tutti i personaggi in scena in disperata solitudine. Sorretto da una splendida ed azzeccatissima colonna sonora, da una regia solida che si permette qualche virtuosismo che impreziosisce alcune scene e da un montaggio efficace soprattutto nei momenti vibranti di suspance che non mancano. Promosso.
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Film: Re della terra selvaggia 17 Febbraio ore 01:48
1 1
voto al film:   4,5

Un film dove non accade nulla o quasi. Le suggestioni sono tutte affidate ad una ingenua quanto falsa apologia della vita che rifugge la modernità, il mercato, la tecnica. A tratti noiosissimo il film si arrampica nella descrizione di esistenze ai margini con l'intento di ricostruire un novello mito del buon selvaggio. Al di là dei discutibili intenti politici, la pellicola non appassiona mai tra abusi di camera a mano, inserti fantasy un po' bolsi e mitografia della vita agreste. Per certi versi un film che fa dell'antimodernità il suo intento profondo, costruendo un esile universo magico. Falso. "... fatti non foste a viver come bruti...".
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Film: The Master 4 Gennaio ore 14:36
4 1
voto al film:   6,5

Film complesso e diseguale. Alterna momenti di cinema potente (soprattutto quando in scena ci sono i duetti tra i due protagonisti) ad altri in cui perde di tensione. E' il film meno convincente di Anderson vuoi per la narrazione frammentaria, vuoi perchè non ha il coraggio di spingersi in quei territori dell'indagine psicologica che sembra solo sfiorare. Il rapporto ambiguo tra maestro e allievo vorrebbe essere il paradigma di tutti i rapporti umani, vorrebbe raccontarci di una dipendenza da cui nessuno di noi può sfuggire. La storia della setta resta solo sullo sfondo senza mai diventare realmente il cardine della vicenda narrata. Ad Anderson interessano gli uomini ed il loro carico di sofferenze, debolezze e bisogni. Motivo per il quale il film diviene una sorta di anatomia dell'amicizia, del legame affettivo e ne mostra gli infiniti tranelli e gli infingimenti, la volontà di dominio e il desiderio di fuga. Impossibile non dipendere da qualcosa.
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Film: Moonrise Kingdom - Una fuga... 12 Dicembre ore 15:48
3 3
voto al film:   6

Colorato. Pare sia l'aggettivo più usato per descrivere l'ultima fatica di Anderson. Io aggiungerei bizzarro come lo sono stati tutti i suoi lavori precedenti. Colorata e bizzarra metafora sublimata dell'amore. Il film vive tutto nello stile sopra le righe di Anderson, nei mutamenti di registro, nel ribaltamento dei ruoli. Ma non è sufficiente per farmelo amare completamente. Proprio nel surplus di elementi sta la fatica di una visione che si rarefà rapidamente per non lasciare niente.... Restano solo i colti riferimenti a Britten.
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Film: Un sapore di ruggine e ossa 12 Dicembre ore 15:44
4
voto al film:   7,5

Film di grande potenza narrativa. Pervaso da una plasticità così intensa da renderlo in alcuni momenti una vera e propria esperienza fisica. Sorretto da una ricercata colonna sonora e da interpretazioni di rilievo, risulta alla fine un dramma sanguigno (il titolo in questo senso è azeccato) dove si incrociano le vite mutilate di individui soli con corpi e anime pieni di ciccatrici. Emblematica la scena del ritorno al parco acquatico: non riusciamo ad allontanarci da ciò che ci ha ferito e ci illudiamo ancora di governarlo....
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Film: Pietà 22 Novembre ore 00:00
6
voto al film:   4,5

Andare contro corrente è in questo caso d'obbligo. Un Kim Kiduk minore per non dire minimo. Non salverei niente: dalla messa in scena a tratti sciatta, alle interpretazioni tutte insopportabilmente sopra alle righe, fino agli episodi più crudi a volte eccessivamente compiaciuti altre volte involontariamente comici. Aggiungerei che il doppiaggio è inqualificabile (soprattutto per un film vincitore a Venezia). Gli elementi poetici sono solo sulla carte, le svolte narrative più crude appaiono per lo più gratutite ed infine della pietà del titolo io non ho trovato traccia. Con un gelido incedere si passa da animali trucidati, cannibalismo, stupri, mutilazioni, suicidi, masturbazioni, incesti,... per arrivare a costruire una invettiva banalotta sul denaro sterco del mondo. E la memoria va a "L'argent" ultima opera di Bresson. Stesso tema ma quanta differenza di stile....
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Film: Io e te 1 Novembre ore 10:51
4 3
voto al film:   5

Uno che ha diretto Brando, Trintignant, Lancaster, De Niro, Tognazzi, Depardieu, Alida Valli, la Sandrelli, la Sanda, la Betti, Maria Schneider e via dicendo è qui alle prese con due attori inesperti, acerbi, inadatti. La carrera di Bertolucci si chiude con un film inutile, notevolmente sbiadito rispetto ai capolavori del passato. E' il film di un vecchio che crede ancora di capire i giovani. Ne chiude due in una cantina, li fa recitare frasi del tipo "è la droga che mi rende cattiva", cerca di costuire una metafora tanto scontata quanto noiosa sul desiderio di isolamento e sui legami che salvano. Da cosa poi? Devo dire che non lo aiuta nemmeno il testo di partenza, il libro di Ammaniti (autore molto letto da coloro che non hanno mai letto niente di serio) è una fiaba inverosimile, tediosa ai limiti del fastidio fisico. Mai un colpo d'ala, imbarazzanti gli attori, scrittura banale che scivola indolore fino al frame stop finale che ricorda le vecchie puntate dell'ispettore Colombo....
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Film: Reality 8 Ottobre ore 16:15
3 4
voto al film:   7,5

Pellicola dalle infinite sfumature di modelli presi a prestito dal nostro miglior cinema. Dalla commedia grottesca di Ferreri, alll'onirismo felliniano, fino ad un certo barocchismo che richiama certe splendide opere di Petri. Ma anche la nobile commedia all'italiana di Monicelli o la rappresentazione della napoletanità di De Filippo. Credo che la storia attorno al reality show sia alla fine un mero pretesto per soffermarsi più sulla inesistente distinzione tra realtà e rappresentazione, tra ciò che possiamo definire veramente autentico nella nostra vita e ciò che è solo artificio. Tra la sequenza che apre e quella che chiude la pellicola (entrambe splendide) ci sta il mondo e gli uomini perennemente occupati a recitare il loro ruolo fino al punto di rottura dove immaginazione e realtà si fondono ambiguamente. Garrone ne traccia un profilo paranoide con qualche nota inquietante e triste. "Più tutto è inutile e più credi che sia vero...." come cantava tanti anni fa Battiato.
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Film: La canzone di Carla 12 Settembre ore 22:55
voto al film:   5

Film: Rapina a mano armata 12 Settembre ore 22:34
voto al film:   8

Attorno ad una felice intuizione di montaggio, Kubrick riscrive le regole del noir e ci regala una storia tanto semplice quanto articolata ed imprevedibile dall'epilogo segnato. La vita è una beffa.
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Film: Novecento 12 Settembre ore 22:30
1 2
voto al film:   8

La prima parte è una ricostruzione epica della vita contadina all'inizio del secolo, la seconda parte è una ricostruzione parziale e ideologica dell'Italia sotto il fascismo e della lotta partigiana. Che Bertolucci sia un grande regista lo aveva già dimostrato. Qui riesce ad inventare l'epopea della nascita dell'Italia repubblicana. Operazioni simili non esistono nella nostra cinematografia. Ci riesce nonostante le forzature ed un certo estetismo compiaciuto e il grandissimo cast (tutto perfettamente a suo agio) contribuisce al successo della pellicola.
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Film: Il cavaliere oscuro - Il ri... 4 Settembre ore 23:54
3 6
voto al film:   5

Nolan qui si prostra letteralmente ai clichè del genere fatti di sequenze d'azione mutuate dai videogame. Tutto a scapito di una sceneggiatura lasciata naufragare nonostante ci fossero spunti interessanti qua e là. La storia rotola rovinosamente tra buchi di sceneggiatura e discutibili svolte narrative fino al finale. Proprio originale l'idea della bomba che distruggerà la città! Neanche gli sceneggiatori dei B-movies anni '50 avrebbero saputo fare peggio.... Uno dei più grandi talenti registici degli ultimi vent'anni divenuto mercenario al soldo di qualche grande produttore. Un film che riempie le sale e svuota le menti.
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Film: Scialla! (Stai sereno) 1 Marzo ore 20:59
3
voto al film:   6

Commedia gradevole sostenuta dalla buona vena degli attori in scena (nota di merito per il giovane protagonista alla sua prima e convincente esperienza). Non è (e non vuole nemmeno essere) una riflessione antropologica, ma piuttosto uno sguardo ironico su personaggi maturi con ambizioni tradite da un lato e la giovanilistica e imprevedibile vitalità della giovinezza pronta a mettersi in gioco. Sempre. Nel finale si rileva un cedimento ad alcuni clichè di genere ed ad una fastidiosa edulcorazione della vicenda, ma nel complesso si tratta di una pellicola dignitosa e divertente.
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Film: Una separazione 25 Gennaio ore 15:03
3 3
voto al film:   8

Leggerezza nello sguardo, solidità narrativa e profondità di senso. Un film che proviene da latitudini lontane e che racconta di una società (quella iraniana) troppo spesso stereotipata in occidente. Nell'Iran contempoaraneo ci si pone le stesse domande. In questa mirabile storia si intrecciano le vite di anziani non autosufficienti e bambini che ancora devono nascere, coppie di estrazioni sociali differenti, un sistema giudiziario cieco ed impersonale, una ragazzina che soffre per la separazione imminente dei genitori. Ma ancora laicità e religiosità, superstizione e realismo, bugie e verità si scontrano. All'interno di queste dinamiche prende corpo la tragedia di cui alla fine nessuno è responsabile ma tuttti sono colpevoli. Splendido.
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