Sicuramente il più riuscito dei film della ditta Castellitto-Mazzantini, dove i consueti scivoloni del regista risultano più contenuti (o, sarebbe il caso di dire, trattenuti) e la prova degli attori è felicemente partecipata. Ma alla fine dei conti la pellicola è sempre troppo ammiccante ai gusti dello spettatore, convenzionale nelle scelte e ipocrita nel salvare il vittimismo del protagonista con i suoi sensi di colpa.

Nonostante la bravura delgli attori e la buona regia narrativa, il meccanismo non funziona e le due ore e mezzo non bastano fidelizzare lo spettatore con il mondo dei protagonisti. Le tematiche care al regista (l'uomo e il suo comportamento condizionato dal mondo in cui vive) sono presenti anche in quest'ultima pellicola, ma siamo molto lontani dal grande respiro di Magnolia o del Petroliere o dallo stile affascinante di Ubriaco d'amore.

Appena finito di rivedere l'ultima opera di Chaplin, che va glorificata soprattutto per la grandezza e la misura morale del Genio. Insegnamento e monito alle vecchie generazioni: Chaplin si fa da parte (ma con che classe!), le mere comparse dello spettacolino contemporaneo (per non parlare dell'attuale classe dirigente) rimangono aggrappate alle loro poltroncine di plastica. Annus horribilis in decade malefica.

Che piacevole conferma! Rivisto oggi in VHS, ritrovo tutto quello che avevo amato nel film visto al cinema alla sua uscita (...quanti ricordi...): fotografia meravigliosa e atmosfere partenopee autentiche. Per chi ama Napoli, un grande regalo da parte di Mario Martone.

Buona l'idea di base: il sospetto è duro a morire e (pertanto) la caccia è sempre aperta. Ma non basta a rendere lodevole la pellicola, se ne manca di sviluppo, di una personale elaborazione. Il film scorre come l'acqua da un rubinetto giù nel lavandino...ma non c'è nessun Vinterberg che la raccoglie.