un film così non se lo meritavano, le eroiche suffragette, ben altro si meritavano, a dispetto del vezzeggiativo-diminutivo che curiosamente sembra contribuire ancora oggi a screditarle. un film senza alcun appeal e senza arte né parte, che sconsiglio perché fondamentalmente ci si annoia, così come devono essersi annoiati tutti quelli che ci hanno lavorato, dalla regista alla sceneggiatrice (The Iron Lady al confronto era un gran film) a tutti, Carey Mulligan compresa. p.s. ma quel B. Whishaw, del quale a quanto pare non ci libereremo mai, qualcuno sa di chi è parente?

la vera accoppiata vincente del film non è Inarritu/DiCaprio - quest'ultimo certo bravissimo ma cui la pelle dell'orso sta forse un po' stretta (e però dentro c'è entrato anche un Oscar) (e a proposito bellissima la scena dell'orso) - ma quella tra i movimenti assolutamente eccezionali di una macchina da presa che fa venire in mente una bacchetta magica e i paesaggi innevati del Canadà che sono quanto di più sublime: le due cose si parlano, è chiaro che si parlano, e si capiscono alla grande, e quella che fanno per tutto il tempo è una specie di danza, e lo spettatore si ritrova ipnotizzato e beato, e soltanto dopo non so quante ore di un film cui mancano in realtà sia la sostanza sia il pathos gli viene il sospetto che forse potrebbe anche annoiarsi un po' e che forse tutto quel sangue che si fa sempre più splatter sia un po' fuori posto.

anzi, anzi... da brava opera prima non è ben sicura di come muoversi e cosa essere e dunque non è priva di goffaggini, calca la mano ora troppo ora poco, se ne approfitta un po', lascia qualche buco qua e là, ma nel complesso è un buon tentatitivo, un tentativo che mi è parso interessante e sincero di fare qualcosa di nuovo, e se non fosse stato per la protagonista femminile - il cui personaggio è veramente troppo becero e che in più non ha mai frequentato una lezione di dizione e che insomma fa proprio cadere le braccia - sarebbe stato tutto sommato anche un buon film.

non lo credevo possibile, e invece è successo sul serio: Quentin Tarantino ha fatto un film inutile. attenzione non brutto, tutt'altro, lui a fare un film brutto non ci riuscirebbe neanche se ci provasse, ma inutile, del tutto inutile alla sua filmografia, che un po' qua e un po' là lo comprendeva già per intero. tradotto, e mi dispiace tantissimo dirlo: tutto già visto. non c'è nulla che mi abbia particolarmente colpito o entusiasmato, a parte una bieca storta e sanguinolenta Jason Leigh in una prova che spero le valga qualche premio, e supero la mestizia solo sperando di poter dire tra qualche anno: "l'ottavo, solo l'ottavo, si può tutto sommato anche saltare".

viene spesso da ridere (e ad alcuni di noi scappa davvero una risata) nei momenti in cui si dovrebbe avere paura, che dire di più...

un Audiard parecchio giù di tono. la storia è proprio una delle sue, la mano è indubbiamente la sua e alcune cose me le ricorderò (l'elefante meraviglioso, il "vecchio", la op-posizione frontale dei caseggiati, il sosia di Edward Norton...), e in un certo senso tanto basta, ma coinvolge poco, non passa quasi nulla e a lungo andare ci stanca anche un po'. forse i personaggi poco caratterizzati, o con una pre-storia troppo succintamente accennata, forse anche gli attori non eccelsi, non so, ma qualcosa non va.

un po' lento e un po' indeciso, strambo probabilmente anche più del voluto, tutt'altro che perfetto, ma per qualche motivo questa bizzarra ipotesi e i suoi più o meno inevitabili corollari ti prendono comunque e ti fanno tremare, sorridere e persino intenerire, e alla fine il tutto non sembra neanche più così strambo. un risultato che ha del miracoloso se confrontato al percorso opposto dei tanti film che pur seguendo coscienziosamente tutti gli standard del confezionamento (e forse proprio per questo) finiscono per risultare ben poco credibili. chissà se è vero, che l'anima gemella è semplicemente quella che ha il tuo stesso modo di vedere le cose. p.s. delizioso il Reilly bleso :)

ben fatto ma davvero poco originale. le belle immagini, una sceneggiatura equilibrata (con qualche ingenuità eclatante ma che poco conta nel complesso) e un buon lavoro di squadra del cast sono più che sufficienti, sotto la regia di Ridley Scott, per coinvolgere lo spettatore e non fargli sentire i 130 minuti di durata, ma quello che ci si chiede uscendo è perché mai per il suo ritorno alla fantascienza Mister Alien, tra tutti i copioni che gli pioveranno ogni giorno sulla scrivania, abbia scelto proprio questo. che poi nel frattempo l'acqua su Marte l'hanno anche trovata, e non è così facile che la fantascienza anziché anticipare arrivi in ritardo...

film dislocato. funziona bene sul litorale, tra i credibili autoctoni e l'"esorbitante" Borghi di caligariana memoria, tra le sparatorie e la tossica che dopo essersi nascosta in un tabernacolo marittimo fa le veci della madonna. funziona ancora bene tra gli zingari, sopraffollati ma potenti discendenti di un memorabile pater familias animalesco e con cane. ma quando si entra nei "palazzi" un po' si scopiazza e un po' ci si atteggia, si abusa fin troppo facilmente della cupola di San Pietro e di scorci annessi e connessi, nonché di una musica peraltro potente, e insomma fa capolino quel che di inautentico, affettato, narcisistico, retorico che è la peste nera del nostro cinema soprattutto mainstream. comunque da vedere.

un film che non sa di niente, e questo è tutto. povero Jimmy Dean. in realtà qualcosa di drammatico c'è, ma purtroppo si tratta di Pattinson, la cui incapacità è tale che spesso e volentieri devono nascondergli parzialmente o totalmente il viso nell'ombra...

molto molto bello. fin dall'inizio ti viene addosso con un'intensità e una densità di "tessitura" eccezionali, ti torce le budella e ti porta al centro di un inferno che, per quanto possa essere difficile crederci, non penso abbia molto di fantasia (fa riflettere l'invito al boicottaggio del film da parte del sindaco, che non avrebbe protestato - dice - se si fosse fatto riferimento al passato piuttosto che al presente della sua città...). al personaggio di lei manca qualcosa, e il dilemma morale, che definirei squassante vista la situazione, ne viene forse fuori un po' indebolito, ma tutto il resto funziona più che a meraviglia, l'avanzata verso Juarez è spettacolare ed è entrata dritta dritta nella mia personale storia del cinema, e Benicio Del Toro è un monumento.

questo film poteva essere bellissimo, e lo è da molti punti di vista, ma Wenders dev'essere stato preso troppo alla lettera quando ha detto a Franco che doveva essere in certo qual modo assente. senza un interprete un film così ti rimane lì e non ti va né su né giù.