De gustibus. Il film mi è piaciuto perche' le scene di guerra sono avvincenti e ricche di suspence, perché il protagonista è un uomo fuori dal comune e perché inevitabilmente si finisce per parteggiare per La Leggenda. Forse un po' di retorica patriottica c'è, ma la stessa e' profondamente connessa alle vicende del personaggio (un seal impenitente quasi fino alla fine e non certamente in relazione ai suoi bersagli).

Link latere probabilmente aveva qualche conto da pagare. Altrimenti school of rock non si spiega. È' una commedia un po' meglio che mediocre, ma linklater ci ha abituati ad una ben diversa tipologia di film indipendenti, di qualità' decisamente più' elevata.

Mi è piaciuto decisamente di più di before the sunset. In particolare, ho apprezzato la splendida fotografia, gli splendidi primi piani e la lunga scena del litigio finale. Linklater ha portato sullo schermo la vita e l'amore comuni, quelli di tutti i giorni e presenti in ogni famiglia. Gli argomenti di litigio sono quelli delle persone vere con i toni, spesso sconclusionati ed impulsivi, delle persone vere. È bellissimo scoprire cosa è successo a jesse nei nove anni trascorsi dall'ultimo film è come sono cambiati i protagonisti dal punto di vista anagrafico e fisico. Julie Delpy è, se possibile, ancora più brava che nei precedenti capitoli della trilogia.

Visto immediatamente dopo Prima dell'Alba. Continuazione ideale della storia d'amore e sintonia tra i due protagonisti. Film sui rimpianti e sulla vita di relazione che continua, nonostante le vicende umane abbiano intrapreso una strada diversa rispetto a quanto sperato in gioventù. Bravissima Julie Delpy.

Intreccio semplicissimo. Eppure Prima dell'Alba è incredibilmente coinvolgente. Sicuramente non è un prodotto adatto a tutti e leggero nella visione. Tuttavia, se ne consiglia la visione a chiunque voglia assaporare il sapore di una notte di mezza estate. Bravissima Julie Delpy.

Tanto materiale da mettere a fuoco ed un' occasione persa. Questa è una giusta sintesi, questo è un giusto commento dell'ultima fatica di poter jackson.

Insulso film con bravi attori. Neanche il finale mi è' piaciuto. Doveva finire con l'ultimo tocco, e cioè con il si della medium. Dopo To Rome with love e Melinda & Melinda, questa è la terza volta che sono rimasto insoddisfatto da un film di Allen. Sarebbe bene che si prendesse una pausa per scrivere, proprio come fece prima di Match Point. Woody puoi fare di più'.

La vecchiaia. La morte. La vita. Processi meccanici in una realtà cruda, dominata dal trascorrere inesorabile del tempo e dalla caducità, ma a volte riscaldata da sprazzi di umanità, da quell'amour che lega i due protagonisti. Un bel film, forse migliore de Il Nastro Bianco, ma meno originale de La Pianista. Rispetto al Nastro Bianco, dove l'occhio del regista Haneke si posava sugli ambienti sociali che hanno condotto alla costruzione della gioventù hitleriana, Amour è più intimista ed al contempo attento agli effetti della realtà fisica sull'umana specie e sul fascio di relazioni sociali che la contraddistinguono in termini sovra-strutturali (ma anche naturali).

Alla ricerca di un film brutto (ma veramente brutto) da commentare, mi ero quasi dimenticato dell'epopea sul Barbarossa, ambientata da Martinelli tra la Brianza, un videogioco tipo Diablo I e The Sims, quest'ultimo per l'ambientazione del castello del Barbarossa. In breve, la scenografia e gli effetti speciali sono dilettantistici e forse anche negli anni '60 e '70 si sarebbe potuto fare meglio. Razza di Cane è Razza di Cane. Kasia Smutniak è la bella di turno (quando è pulita è veramente bella). R. Hauer, dopo Blade Runner, è un attore in caduta libera. Martinelli è un regista quasi grande come Uwe Bohl. La sceneggiatura è semplicistica e mira a copiare pedissequamente Braveheart fino al punto che Roberto da Giussano stava quasi per dipingersi la faccia di blu e di bianco dalla vergogna. Infine, questo masterpiece è stato promosso dal più grande, colto e raffinato critico di tutti i tempi, Umberto Bossi.

Classico biopic elogiativo, nonostante la rappresentazione della terribile scelta che Aung San Suu Kyi ha dovuto affrontare: rimanere e lottare per l'amata Birmania ovvero riabbracciare l'amato marito. Ovviamente, un film su Aung San Suu Kyi non può che essere elogiativo. Siamo di fronte, infatti, ad una grande e positiva figura dei nostri tempi. Tuttavia, se si deve badare al prodotto cinematografico in sé e per sé, lo stesso potrebbe benissimo passare inosservato. Un film sufficiente su una grande donna, ma pur sempre un film sufficiente, al di là della rappresentazione macchiettistica del dittatore superstizioso.

Emozione, sensazione ... leitmotiv direttamente tratto da una puntata di un programma di Maria de Filippi o da uno sketch di Briatore, interpretato da Maurizio Crozza. Ripeto: The Fault in Our Stars è un film carino, forse anche "emozionante" o "strappalacrime" per il pubblico femminile, ma è decisamente troppo lungo e costruito seguendo i pessimi modelli dei teen movies. La colonna sonora è indy-pop o semplice pop commerciale, e non pure rock. Il rock è morto, se si deve citare una grande massima di Lester Banks, tratta da Almost Famous. Anche in Marie Antoinette di S. Coppola erano state fatte scelte musicali alternative, ma i singoli utilizzati erano di gran lunga più ricercati e migliori (per es. Plainsong dei Cure). In definitiva, i giovani attori hanno talento, il soggetto è interessante, la sceneggiatura è nel complesso scorrevole. Sono i dettagli (anche i grossi dettagli) che abbassano la qualità del film, evidentemente più rivolto ad un pubblico di ragazzine. De g

+1 per la scena di Jonah Hill indemoniato. Per il resto, il film è di una mediocrità disarmante, persino tra le pellicole comiche demenziali.

+1 per la scena del bisognino di Michael Cera incatenato a testa in giù.

Film realizzato come un videogioco vs. videogioco reso film. La novità stilistica vale 6.

Suxbad. Non superbad. Ciò detto, il film è demenziale, ma divertente, con una nota di merito allo straordinario McLovin.

Ma stiamo scherzando. Ma come si fa a propagandare per buono un film di una mediocrità disarmante? Ma come si fa a finanziare una cosa del genere? Ma come si fa a dire che Gabriel Garko può recitare? Lui non deve, non deve assolutamente, recitare. Bisogna adottare una legge, forse anche costituzionale, da anteporre anche a l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Questa legge deve recitare: Gabriel Garko non è un attore. Gabriel Garko non sa recitare. Gabriel Garko non deve recitare. Far recitare Gabriel Garko è un delitto contro il buon gusto e l'intelligenza del genere umano.

Come rovinare una fiaba, nonché il primo lungometraggio animato della storia, e vivere felici.

Questo film mi ha fatto odiare i Seven Dwarfs, di statura e di mente. Per non dover ricordare quanto è carina e dannatamente non talentuosa (eufemismo) Kristen Stewart, sempre ansimante e sul punto di morire per tisi od altra malattia respiratoria.

Come ti chiami? Sono Malefica e sono buona e gentile. Il motivo per cui il film non avrebbe mai potuto reggere: il soggetto è inconsistente. Meglio sarebbe per la Disney lasciare fiaba ciò che è fiaba, cartone ciò che è cartone, senza tentare di fare questi remake per tutta la famiglia, i quali sono esteticamente perfetti, ma per il resto sono peggio che infantili, e cioè insulsi. La bella addormentata di Walt Disney non è il miglior lungometraggio animato di sempre, ma non pretende di essere quello che non può essere, e cioè un film alla pari per adulti e bambini. Le fiabe sono fatte prima per i bambini, e poi per gli adulti. Né si può stravolgere una storia a meno di non rendere buona una strega che si chiama Malefica, e cioè autrice del male.

Darei 7 a Days of Future Past per la sceneggiatura scorrevole, le scene epiche, le interpretazioni degli attori (incluso l'odioso McAvoy), per il mitico Jackman-Wolverine e per Jennifer Lawrence, sempre apprezzatissima. Tuttavia, da fan degli X-Men, non posso soprassedere dinanzi a due terribili vuoti nello script. In primo luogo, alla fine di Wolverine l'Immortale, quando c'è l'incontro con Xavier e Magneto, Logan non ha più gli artigli di adamantio, ma di osso. Questa scelta era stata criticatissima al tempo, ma ancora peggiore è la scelta di ritornare agli artigli metallici senza un perché. In secondo luogo, invece, Xavier viene disintegrato da Jean nel bel mezzo di X-Men 3 Scontro Finale. Come ha fatto a ricostituirsi? Ricordo che, come si può evincere dalle rimembranze di Logan, Jean è morta ben prima della guerra con le Sentinelle di nuova generazione. In attesa di X-Men Apocalypse.

Bravissimo Robin Williams. Soggetto e sceneggiatura semplici, ma di impatto. Good Morning Vietnam è in sé un titolo contenente un ossimoro: si augura buon giorno ad un paese in guerra. Le antitesi e gli ossimori sono il leitmotiv di questa commedia di guerra, in cui un dee jay è chiamato a sollevare il morale di chi va a morire, in cui l'amico si rivela poi il nemico, in cui il superiore chiamato a proteggere si mostra quale insidioso e viscido serpente. In fondo, la vita non è bianca o nera, ma una scala di grigi, un insieme di opposti che convivono, talvolta pacificamente, talvolta meno.

Il film strappalacrime dell'anno, ovviamente rivolto ad un pubblico più femminile che maschile. Premetto di non aver letto il libro. Ad ogni modo, risulta interessante la storia di amicizia, d'amore e di vita tra i due protagonisti malati, con un epilogo ben diverso dalle attese iniziali. A differenza dell'antesignano Love Story, The Fault in Our Stars (titolo originale) non si concentra semplicemente sulla malattia e sui suoi effetti nel rapporto di coppia. Per contro, va di scena il destino, forse maledetto, dei due protagonisti, comunque alla ricerca di un "pain to feel", di momenti di vita, di emozioni, in un universo di malattia e di morte, con uno sguardo anche ai cari che restano. Ciò detto, al di là della buona prova della Woodley, il film è semplicemente troppo lungo e tende a sconfinare nel melò giovanilistico. Contribuiscono a ciò anche le pessime scelte per la colonna sonora ed il frequente ricorso ai flashback. Inguardabile l'applauso dopo la scena del bacio. Visto in V.O.

Sarò laconico. Soldi buttati via per un soggetto, e non solo una sceneggiatura, che fa acqua da tutte le parti e che, purtroppo, non può essere emendato neanche da Russel Crowe.

Meglio delle aspettative. 2 ore e 15 minuti che scorrono piacevolmente. Non è assolutamente un film sdolcinato come quelli della saga vampiresca di Twilight. Allo stesso modo, nella versione originale, la Woodley non ha reso un'interpretazione mediocre. Anzi se l'è cavata piuttosto bene. La sceneggiatura è scorrevole. Il soggetto, forse non originalissimo, svolge comunque la sua funzione di intrattenimento. Gli intrepidi che corrono e saltano come dei forsennati (mi sembrano gli studenti di Durmstrang nel 4° capitolo di Harry Potter): l'unica pecca o nota stonata del film, insieme a qualche innegabile vuoto narrativo. Carina la colonna sonora. Si aspetta il sequel, dove forse si potrà capire di più cosa c'è oltre la recinzione. Consigli per il soggettista: non ho letto il libro, ma io avrei reso anche la Winslet una divergente, magari una subdola divergente che fa finta di non esserlo e che trama (cosa vera) per conquistare il potere ed eliminare i divergenti rivali.