L'analisi del desiderio più profondo, quello sessuale, in quattro soli personaggi, posti in relazione tra loro attraverso vincoli familiari, pregresse amicizie, videotapes. Il film di Soderbergh, Palma d'Oro a Cannes, indaga sulle pulsioni sessuali umane, sulle dinamiche centrifughe all'interno dei rapporti di coppia, sulle menzogne e sulle ipocrisie delle apparenze nel vivere sociale: un'anticipazione di Eyes Wide Shut o forse uno sviluppo del Doppio Sogno di Schnitzler ripreso con telecamera fissa da intervista. E' forse l'uso della telecamera secondo i canoni delle riprese televisive il tratto più geniale ed importante del film. Bravissimo Spader. Brava e veramente bella la MacDowell.

La bella società romana vista e vissuta da una comune famiglia provinciale.

La guerra civile irrompe tra la gente comune, nella famiglie, provocando dolore e divisioni. Ne Il vento che accarezza l'erba non viene descritta la situazione dell'Ulster negli anni '70, né si parla del sistema giudiziario inglese, come nel film Nel nome del padre. Siamo negli anni '20, in piena guerra civile irlandese tra inglesi ed irlandesi prima, tra supporters di Michael Collins (e del Free State) e supporters di de Valera (e della Repubblica) poi. Tuttavia, diversamente dalla pellicola Michael Collins, ne Il vento che accarezza l'erba le questioni politiche costituiscono il background, mentre l'oggetto vero dell'intreccio sono la fame, le violenze sulla gente comune, le divisioni tra compatrioti, amici e familiari. Emblematiche sono due scene: il dialogo tra Damien e la ragazza circa le reazioni negative della madre dell'amico giustiziato; le reazioni della donna di Damien davanti al fratello dello stesso, dopo l'esecuzione per fucilazione.

Il soggetto è convenzionale, non pure convenzionali sono la regia e la sceneggiatura. Come i film di Inarritu, e precisamente come Biutiful, Alabama Monroe è un complesso di flash forward e flash back volti a dare l'idea del coacervo di ricordi, sensazioni, desiderio di vita, desiderio di autodistruzione, rimpianti, recriminazioni, nostalgie, che albergano in una coppia che ha perso una figlia. Diversamente da 21 grammi, quindi, le sequenze non sono soltanto un artificio, un puzzle, finalizzato a coinvolgere l'autore nella comprensione della trama, la quale è immediatamente comprensibile in Alabama Monroe. Ottima la fotografia, particolarmente nelle scene finale. Ottime le prove di recitazione dei protagonisti. Ottime le musiche, perfettamente funzionali all'intreccio.

Pietà, sacrificio e sympatheia in una Corea governata dal capitalismo e dalla crescita a tutti i costi, senza controlli, senza rispetto per chi rimane indietro o semplicemente non ce la fa, senza rispetto per un'ambiente che diventa sempre più antropizzato ed inquinato. Il prezzo della sympatheia, della pietas, della condivisione del dolore altrui: la distruzione del protagonista, trascinato al seguito di un'auto fino al sopraggiungere della morte. Film semplicemente bellissimo.

Meglio del previsto. Film poco sopra la sufficienza, ma ci si aspettava peggio dal remake di un blockbuster di qualche anno fa, con un terzo capitolo della prima saga davvero da dimenticare (per la serie Venom mingherlino e Peter Parker Tony Manero).

0,5 in più per I See Fire. Bellissima.

Da vedere assolutamente nella versione originariamente pensata da Miyazaki, con il vero finale: un inno alla stupidità dell'uomo, pronto a perseverare nell'errore!

Miyazaki si rinnova, nonostante l'età. Non più richiami ai miti ed alle leggende giapponesi. In Si Alza il Vento sono la storia e l'uomo i protagonisti. Una storia umana che è fatta di genio e passioni, di impegno e tragedie. Da un lato, sono di scena le passioni di Jiro, il suo talento e la sua dedizione nel progettare arei, così da fare avanzare il Giappone sulla via del progresso. Dall'altro, emerge chiaramente la capacità distruttiva dell'uomo che, nonostante potrebbe far salire persone sulle carlinghe, le carica di armi e di bombe. Miyazaki rappresenta l'orgoglio di un Giappone che lavora per il suo progresso e le contraddizioni di questo progresso, disattento dinanzi alle miserie della povera gente, spinto da un militarismo senza freni, a sua volta preludio alla distruzione del Giappone. Ad ogni modo, accanto alle riflessioni sull'agire umano, sempre a cavallo tra desiderio di innovazione e di distruzione, vi è spazio per una bellissima e tenera storia d'amore.

Film ben girato e ben interpretato (per quanto riguarda Cluzet, non il mauritano), con splendide immagini, ancorché non manchino luoghi comuni, prevedibilità e per certi versi una palese volontà di accontentare il pubblico generalista, prospettando ad esempio Knocking on Heaven's Door nel finale senza che vi sia una persona in procinto di morire, come recita la canzone e come avviene in Pat Garret and Billy the Kid.

Al di là della danza finale, scena pensata per omaggiare il peggio del cinema e della cultura indiana, questo film inglese girato in India (non è un film indiano, altrimenti sarebbe stato una porcheria) ha una sceneggiatura scorrevole, un soggetto interessante, un buon cast a basso costo ed una regia davvero ottima. Storia delle bidonville. Storia di riscatto. Storia di bambini costretti a crescere ed a cavarsela in un'India caratterizzata da una crescita economica incontrollata ed incontrollabile. Storia di pregiudizi. Storia di speranza. Storia di affetto e complicità, tra bambini, tra uomo e donna, tra "fratelli". Storia di violenza. E' uno sprazzo di storia dei nostri tempi, filtrato da Boyle, l'affresco che viene offerto in The Millionaire. 8 oscar meritati.

Carino, ma niente di che.

Pur volgare, il film è divertentissimo. Ma dove hanno trovato l'attore che fa il figlio? Ha proprio la faccia del m... (rectius dello scemo del villaggio). Divertente il junket finale con la canzone di Friends.

Emma Roberts, pur bassa, è carina. Ma questo film, visto in una giornata di solito nulla nella programmazione televisiva serale, è addirittura peggio del primo Twilight. Peccato...perché la ragazza ha talento (vedi Lymelife o It's a Kind of a Funny Story).

Mediocre, anche se a tratti divertente. Pessimo il finale.

5 per la splendida scenografia (grattacieli infiniti in un mondo tendenzialmente urbanizzato). 5 per Bruce, il più normale dei duri. Per il resto, il Quinto Elemento è veramente veramente mediocre come film. L'autore di Leon avrebbe potuto fare sicuramente di meglio.

Ora ti ipnotizzo. Ecco, rilassati e... (dopo due secondi) sei ipnotizzato ed in mio potere. Ti sveglierai solo quando lo dico io e, magari, moltiplicherai i colpi di pistola che hai sapientemente occultato nella tua bocca, dal numero perfetto di tre ad infiniti, grazie alla bandana di Metal Gear Solid 1 (utilizzabile soltanto se si salva Meryl).
A parte gli scherzi, il film di Boyle mira ad eguagliare Inception, non riuscendo nell'impresa. In Trance inizia bene, si sviluppa in modo confusionario e sostanzialmente noioso, tende a recuperare nel finale che, tuttavia, è eccessivo. Inoltre, al di là dell'estrema semplicità dei processi ipnotici, nonché della moltiplicazione dei colpi e dei pesci, James McAvoy è veramente veramente odioso. Per odiarlo ancora di più si consiglia la visione de I Figli di Dune-Parte 2, miniserie di qualche anno fa targata Sci-Fi (FX).

Migliore del primo "capitolo". Gli ultimi quaranta minuti ed il finale sono spettacolari, ma forse due film bastavano per rappresentare tutto Lo Hobbit. Assolutamente fuori luogo la storia d'amore tra un nano ed un'elfa, pari alla storia d'amore tra un cane ed un gatto.

Rivisto ieri. Plot straordinario, regia straordinaria, rappresentazione straordinaria a servizio di un attore veramente straordinario, Al Pacino. Da notare la collaborazione riuscitissima tra Michael e Fredo.

Mutuando una nota espressione di Enzo Salvi, tratta da una serie di grandi capolavori targati Vanzina (della serie Natale a...), azzarderei un'espressione descrittiva di uno stato d'animo poco convinto circa la decenza di questa pellicola, perché solo di una pellicola, e non di un film, si tratta. Mamma mia che c... Firmato: un cinefilo che si diverte a recensire i nuovi "mostri" della commedia all'italiana.

5 come voto di partenza per un film ed una sceneggiatura sostanzialmente mediocri. Uno 0,5 in più è per Nicoletta Romanoff la quale, pur non dotata di innate capacità recitative, è pur sempre una bel vedere. -0,5 per Silvio Muccino. -0,5 per Silvio Muccino dinanzi a Nina Moric. -0,5 per il cameo di Andrea Roncato (mancava Gigi). -0,5 per il vj mtv Silvestrin. -0,5 per l'insulsa storia tra Monica Bellucci e Fabrizio Bentivoglio. -0,5 per una Laura Morante casalinga in cerca di autore.

Dal punto in poi non utilizzerò sostantivi per descrivere questo film, indubbiamente ispirato a 1984, ma più intimo e comunque originale. Profetico, avvincente, commovente, semplicemente splendido.

Trasporre Notre Dame de Paris per i bambini e per tutta la famiglia. La Disney è riuscita anche in questo, confezionando il più adulto tra i suoi classici, ancorché con delle decise modifiche nel plot (Quasimodo ed Esmeralda non muoiono). Splendida la scena iniziale e la scena di Hellfire. Ottimo il doppiaggio italiano, anche se la versione originale di The Bells of Notre Dame, cantata da Clopin, dà i brividi.