La Calabria senza il sole, senza bellezza e senza redenzione.
Anime nere è un film duro che ci porta per mano verso una tragedia senza catarsi (a nulla serve il disperato gesto del padre, che è anche fratello, che è anche vittima). Lo stesso cielo: grigio, buio, incombe in Calabria come a Milano e segna e descrive le anime nere di una famiglia chiusa, soffocata da odii e rancori. La fotografia è quindi necessaria al racconto che si svolge in un crescendo di eventi scanditi da dialoghi essenziali, dichiarazione di intenti di un popolo che non riesce ad affrancarsi antropologicamente da se stesso. Si esce con l'amaro in bocca.

Martone ha coraggio: fare un film su Leopardi, dove il "luogo comune" incombe, sia nei modi scolastici di commento ed esegesi del testo, sia nella memoria di alunni attenti che permettono a molti di divenire professori, è complicato. Il suo procedere è un atto di eroismo filmico, a tratti contenuto, a tratti incerto, ma il confronto con la poesia è difficile da rendere in immagini (Ferrara docet).
Germano recita bene con una sottrazione di gesti e mimiche che è agli antipodi di tanta recitazione partenopea da oscar.
La fotografia disegna personaggi e luoghi che non possono e non devono essere in luce, però la musica ci tiene per mano fino alla fine del film e Martone, con buona pace di altri commentatori, mi ha fatto apprezzare un Leopardi che tanti studi non mi hanno mai reso così vicino e contemporaneo.