Dramma, realismo, denuncia sociale e naturalezza: i tratti di Ken Loach sono fedelmente riportati in questa pellicola, senza sbavature.

Un film piacevole, dove ben impressiona la naturalezza davanti alla macchina da presa di Eric Cantona.

Cult del cinema britannico Anni Novanta, fa conoscere al grande pubblico attori come McGregor e Carlyle. Non all'altezza del romanzo, dal quale cerca di prendere i toni più leggeri e la velocità narrativa, emoziona invece per la qualità registica e l'uso della colonna colonna sonora.

Un poliziesco divertente, interpretabile come un western contemporaneo dove l'eroe con più di qualche macchia (predilezione per alcol, donne e droghe) ma senza alcuna paura aiuta a modo suo un agente del FBI per risolvere un caso.
Pellicola a più facce, passa dal divertimento farsesco alle riflessioni malinconiche, senza per questo perdere credibilità col passare dei minuti. Un film piacevole e senza grosse lacune, passato in sordina nel nostro paese anche per l'aberrante traduzione del titolo originale.

"Quasi" esordio brillante, dove ad una trama ricca di suspense si uniscono numerose trovate registiche notevoli.

Film di grande impatto emotivo, grazie all'interpretazione magistrale di Bale e ad una trama che si sviluppa senza sbavature per un finale in crescendo.

Il film che ha rivelato al pubblico la bravura di Scorsese. Trama rivedibile, ma ben bilanciata dalla potenza descrittiva della ripresa, dall'interpretazione degli attori e dalla colonna sonora. Una buona prova, con idee successivamente sviluppate nelle pellicole future.

Un film piacevole per gli amanti del genere, consegna forse la miglior prova attoriale di Tarantino - sorprendentemente a suo agio come spalla a Clooney.

Un film che porta tante cose e lascia molte immagini. Può essere considerato un film sulla Londra anni Novanta alle prese con le prime ondate di cosmopolitismo; oppure un film sull'amicizia; un thriller ad incastro, versione pulp di certi classici di Hitchcock; o l'opera di un regista esordiente, spontanea e frizzante.
Proprio la spontaneità fa in modo che "Lock&Stock" venga considerato un cult del cinema britannico, grazie all'affermazione di molti attori sino a quel momento comprimari e allo svolgersi di una trama sì intricata ma ben sviluppata sino al completo scioglimento finale. Rispetto al ben più celebrato "The snatch", questo film risulta assai più stimolante e ben riuscito.

Commentare un film avrebbe il compito, sulla carta, di apportare contributi, spunti e riflessioni sulla pellicola. In questo caso, il film si può limitare ad un aggettivo molto lontano da una classificazione cinematografica: "I love radio rock" nient'altro è che un film "simpatico", ottimo per passare una serata con gli amici e ascoltare buona musica. Non fa notizia l'interpretazione di Hoffman, calato alla perfezione nella sua parte.

Lynch è regista che si ama o si odia. Considero questo film come una tappa intermedia della sua filmografia, la metà del guado che lo porterà a girare "Mulholland Drive". Una pietra miliare per gli appassionati, una pellicola poco chiara per chiunque voglia avvicinarsi a questo regista, un'altra occasione di critica per i detrattori.

Una trama che lavora lentamente verso la conclusione, immergendo lo spettatore in un tunnel di angoscia solo lontanamente avvicinabile al senso di claustrofobia provato dai prigionieri. Una lucida trasposizione di una delle pagine più buie del continente sudamericano nella seconda metà del Novecento, caldamente consigliato a chi vuole saperne di più sul fenomeno dei Desaparecidos e, in generale, sul sistema di vigilanza e reclusione di una dittatura militare.

Questo film è quello che si può definire tranquillamente un cult del genere. Oltre alla trama, da vedere per un insieme di motivi: la favolosa colonna sonora di Giorgio Moroder, per le prove attoriali e la scelta di girare con un formato a bassa fedeltà. Certo, le pecche non mancano - su tutte, il ritratto delle guardie - ma di certo non abbassano la qualità del film.

Talvolta dietro alla normalità di un individuo si cela un mondo fantastico: è un aspetto difficile da digerire nel trantran di tutti i giorni, lo è ancora di più se scopri che il soggetto di questa straordinarietà è tuo padre.
Burton riesce, con una produzione multimilionaria, a creare un'atmosfera favolistica, rimanendo coerente al suo stile e al tempo stesso toccando lo spettatore nel suo profondo. Sebbene la pellicola affronti temi usati e abusati come il rapporto padre-figlio e la ricerca delle origini, nonché la riscoperta degli affetti familiari, il regista compie l'impresa di dare un contributo personale al tema, affrontando la sfida a viso aperto e senza eccedere nelle banalità.
Menzione di merito al cast, alle molte figure presenti nella storia viene assegnata lo spazio giusto e la possibilità di portare qualcosa nello sviluppo della trama.

Un atto d'amore verso il mondo del cinema di uno dei più grandi registi contemporanei. Forse la trama eccede, nulla toglie che Scorsese ci abbia messo passione per dirigere questa pellicola.

Raro esempio di come si può fare un film commerciale brillante, intelligente e ricco di battute memorabile. Fatto non scontato per una commedia romantica.

Premio Oscar meritato, protagonista azzeccato e storia che - nonostante la presenza di troppi comprimari e attori non all'altezza - regge con il giusto ritmo fino alla conclusione.