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1919. Due fratelli, Damien e Teddy, si arruolano per combattere la guerra d'indipendenza in Irlanda. Una volta ratificato il trattato di pace con gli inglesi, i due si troveranno su posizioni opposte, tra chi lo giudica una vittoria e chi una resa. |
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Ken è sempre lui, lo riconosci alla prima inquadratura, al primo dialogo. I contrasti tra nemici e poi tra fratelli sono il suo cruccio, il marchio di fabbrica, il travaglio che ti trascina fino all’ultima scena e ti costringe a rinunciare alle facili certezze.
L’ultima sua opera premiata con la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes è “Il vento che accarezza l’erba” (il titolo inglese, sicuramente più suggestivo, è The wind that skaes the barley, letteralmente il vento che scuote l’orzo). Siamo nel 1920, l’Irlanda è occupata dagli inglesi. Da subito le scene sono molto dure, i soldati irregolari di Sua Maestà (oggi li chiameremmo paramilitari) compiono le peggiori razzie. Nei villaggi poveri degli irlandesi i soprusi sono quotidiani, un ragazzo viene ucciso perché si ostina a pronunciare il proprio nome in celtico anziché in inglese. Alle prime azioni di resistenza irish le rappresaglie britanniche sono spietate. A prendere in mano la situazione sono due fratelli: Damien (Cillian Murphy) giovane medico idealista che davanti alla sofferenza del proprio popolo rifiuta un posto prestigioso a Londra e Teddy (Padaric Delaney), un vero leader politico, pragmatico e ambizioso. La lotta è durissima ma vincente: gli inglesi se ne vanno e scendono a patti con gli insorti. Paradossalmente è proprio questo parziale successo a complicare le cose. Il fronte irlandese si spacca clamorosamente tra chi accetta il trattato di pace con i nemici (forte autonomia ma sempre in obbedienza alla corona britannica) e chi lo considera un tradimento delle aspirazioni nazionali. Sconfitto l’invasore, dunque, la guerra non si arresta, ora è solo più drammatica perché le divisioni lacerano l’Irlanda. Un conflitto fratricida nel vero senso della parola: i due fratelli sono su fronti opposti, Teddy con i nuovi potenti e Damien con i ribelli.
Ken Loach non compie dunque un’operazione banalmente antimperialista. Sino a quando ci sono gli inglesi occupanti non c’è dubbio da che parte sia il suo cuore. D’altronde non poteva essere altrimenti, lo sguardo è quello del popolo oppresso (interessanti anche i ritratti degli irlandesi collaborazionisti). Poi però Loach mischia le carte, non ci sono più i buoni e i cattivi, tutto è più sfumato, nessuno è innocente. E’ la violenza a guidare tutto, sia i nuovi padroni che formano un esercito regolare, sia gli oltranzisti che si danno alla macchia. E qui Loach non sceglie da che parte stare. L’idea di fondo è che il potere sia malvagio di per sé; anche se spinto dai più nobili ideali, una volta al governo Teddy non sfugge a questo destino sino a commettere le azioni più infami.
Lo schema quindi è quello di Terra e libertà, il film di Loach sulla guerra civile spagnola. Lì c’era un bene e un male finchè il nemico comune era il fascismo, poi però anarchici e stalinisti finivano per spararsi addosso prima della sconfitta definitiva. Nel caso della Spagna la colpa delle divisioni del fronte repubblicano era attribuita ai comunisti legati a Mosca. Ne “Il vento che accarezza l’erba” invece si esce con meno certezze.
Il film è bellissimo, racconta con magistrale eleganza formale anche gli aspetti più cruenti della guerra. Insomma se non siamo alla perfezione ci avviciniamo molto. Ken ci porta per mano nei villaggi irlandesi degli anni Venti, se ne sente tutta la frustrazione, la voglia di riscatto e poi l’impotenza davanti alla brutalità ottusa della violenza. Un esempio di passione e onestà intellettuale da un autore spesso criticato per le sue prese di posizioni troppo nette.
Piccola postilla: qualcuno ha contestato al film di Loach, di esaltare le azioni violente degli irlandesi, mostrando indirettamente simpatia per chi oggi utilizza queste forme per imporre le proprie rivendicazioni. In parole povere “Il vento che accarezza l’erba” sarebbe filoterrorista. Così ha scritto per esempio il quotidiano spagnolo El mundo. Niente di più falso e strumentale: il messaggio non è questo proprio perché, come detto, qui non vengono mostrati esempi di eroismo puro, non ci sono martiri e kamikaze, ma una realtà molto più complessa. |
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Forse una delle migliori espressioni del cinema irlandese di sempre, con un Cillian Murphy sugli scudi e una regia impeccabile nel riprendere ogni aspetto quotidiano di questo dramma e tenere costante il ritmo narrativo.
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La guerra civile irrompe tra la gente comune, nella famiglie, provocando dolore e divisioni. Ne Il vento che accarezza l'erba non viene descritta la situazione dell'Ulster negli anni '70, né si parla del sistema giudiziario inglese, come nel film Nel nome del padre. Siamo negli anni '20, in piena guerra civile irlandese tra inglesi ed irlandesi prima, tra supporters di Michael Collins (e del Free State) e supporters di de Valera (e della Repubblica) poi. Tuttavia, diversamente dalla pellicola Michael Collins, ne Il vento che accarezza l'erba le questioni politiche costituiscono il background, mentre l'oggetto vero dell'intreccio sono la fame, le violenze sulla gente comune, le divisioni tra compatrioti, amici e familiari. Emblematiche sono due scene: il dialogo tra Damien e la ragazza circa le reazioni negative della madre dell'amico giustiziato; le reazioni della donna di Damien davanti al fratello dello stesso, dopo l'esecuzione per fucilazione.
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Insieme a Nel nome del padre, è il film più emozionante sulla "questione" irlandese. Bravissimo Cillian Murphy.
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