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Nei quartieri poveri a sud di Boston, Will Hunting, venti anni, vive in modo precario e disordinato insieme ad alcuni amici teppisti e guadagna qualcosa, lavorando come inserviente nel dipartimento di matematica del famoso MIT. Tra una chiacchiera e l'altra, e in incontri occasionali, Will si lascia andare ad improvvise citazioni storiche e risolve senza fatica un problema di matematica che sembrava difficilissimo. Tutto ciò attira l'attenzione del prof. Lambeau, che comincia a seguire Will fin quando il ragazzo, arrestato dopo l'ennesima rissa in un bar, viene condannato alla prigione. Lambeau interviene e ottiene la libertà, promettendo al giudice di affidarlo, per un adeguato trattamento, ad uno psicologo. Dapprima Will deride i medici che provano a curarlo, poi Lambeau decide di affidarsi a Sean, vecchio compagno di università. I due cominciano a parlare... |
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Probabilmente senza un finale scontato e superficiale, tipicamente americano e con ogni probabilità imposto dalla produzione, Will Hunting sarebbe uno dei film più belli degli ultimi anni.
Matt Damon e Ben Affleck firmano una sceneggiatura intensa, sofferta, rabbiosa. Un genio, parola troppo spesso abusata e banalizzata dalla superficialità e dalla mediocrità umana, si muove in un tempo non proprio, orfano in un mondo ostile e drammaticamente inutile, dove i problemi più difficili e importanti per una persona sono, per lui, semplici paranoie mentali senza significato. Il genio è ribelle per definizione, rompe schemi e vive nell’emarginazione, da lui stesso generata quando non sofferta, e questa ribellione non vive solo di gloriose rivoluzioni o incantevoli invenzioni, ma anche di pugni che puzzano di sangue, di parole borghesemente sgradevoli, di alcol che intossica le vene ma che spesso è rifugio e conforto.
Will è un genio, ma la sua intelligenza e la sua innocenza si scontrano con un passato difficile da accettare e dal quale è impossibile scappare: di tutte le pressioni che subirà - quella del professore da una parte, quella della ragazza dall’altra- la più insopportabile è quella di Sean, poeticamente interpretato da Robin Williams che per l’occasione vincerà il suo primo (meritato) Oscar.
I due si studiano, si rispettano, si sfidano: genio contro psicologo, entrambi convinti di poter vincere la guerra; poi, in una panchina di un parco di Boston, uno dei monologhi più emozionanti della storia del cinema tocca il cuore di Will e dello spettatore. Sean conquista l’amicizia di Will mostrandogli i suoi lati più nascosti, oscuri come il riflesso del suo crudele passato: per la prima volta viene vissuto come un uomo e non come un prodigio matematico. Da questo momento in poi il film cambia registro e si emoziona: sposta l’attenzione dai ragazzi in generale, e dal loro difficile rapporto con la società (tema caro a Gus Van Sant) e si concentra sul processo drammatico che porterà Will ad accettare il proprio passato e a credere in un nuovo futuro, del quale lui solo sarà l’artefice.
In un panorama, quello americano, nel quale l’originalità dei dialoghi non è certo cosa comune, Damon e Affleck dimostrano di saper scrivere un copione assolutamente autentico, coraggioso e in certi momenti eroico, capace di mostrare bene la malinconia e le angosce dei giovani d’oggi.
In cambio hanno vinto l’Oscar come miglior sceneggiatura. |
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Commenti del pubblico |
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Sì, probabilmente senza quel finale così scontato e lineare staremmo parlando di una delle pellicole più belle in assoluto degli ultimi trent'anni. Dialoghi brillanti, concetti profondi, performance sentite ed empatiche degli attori: la pellicola ha tutto per essere considerata un grande classico. Magistrali Robin Williams e Matt Damon, prove di spessore per Affleck, Skarsgard e Driver.
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La motivazione per il mio voto è semplice... quando un film, aldilà dell'oggettiva qualità che comunque rimane altissima, ti tocca in modo tale da renderti incapace di respirare per pochi istanti, non può che essere valutato il massimo nella mia personale scala di preferenze. Questa pellicola offre tantissimi spunti di riflessione che toccano diversi "campi" della vita di una persona. Ovviamente, consigliato.
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News sul film “Will Hunting - Genio ribelle” |
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A Pietro Scalia il Premio alla Carriera MIFF Award 2012 (26 Ottobre 2012)
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