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Il commissario Sciarra, poliziotto con una crisi d'identità e Domenica, una bambina orfana che vorrebbe sapere qualcosa su sua madre, passano una giornata tra le vie di Napoli. Lui, al suo ultimo giorno di lavoro, ha l'incarico di condurla all'obitorio per riconoscere un suicida che potrebbe essere il suo stupratore. |
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"Il bisogno di una vicinanza ai volti, agli sguardi."
"Domenica", pur non essendo un film privo di difetti, ci consegna una regista animata da una salutare vocazione a smarrirsi tra le pieghe del mondo. E se il modello de "Il ladro di bambini" grava sull'insieme della pellicola, Wilma Labate sembra possedere una morbidezza del vedere che ne riscatta gli eccessi di scrittura. Non è facile infatti catturare una Napoli così silenziosa e non vista, così sfuggente e misteriosa. Così come non è impresa facile rendere "opaca" la presenza "eccessiva" di Claudio Amendola.
L’indolenza di Napoli, il suo dolce torpore inquinato dallo smog, sembrano come avvolgere il film in una patina sensualmente "oppiacea" smussandolo dei suoi asperitti sin troppo "d'autore".
Ed è proprio questa tenerezza, questo suo inevitabile arrendersi alle ragioni del sonno e della stanchezza (Amendola che muore e risorge su una panchina) a farne un oggetto da difendere e da amare. Senza contare i sussulti di un eros che vive, palpita carnale e nascosto negli angoli di una Napoli contratta. E tutto questo non è poco. |
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