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Recensione: The Breed

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The Breed
titolo originale The Breed
nazione U.S.A. / Sudafrica
anno 2006
regia Nicholas Mastandrea
genere Horror
durata 108 min.
distribuzione Medusa Film
cast M. Rodriguez (Nicki) • E. Lively (Matt) • O. Hudson (John) • T. Manning (Sara) • H. Harper (Noah) • N. Easterling
sceneggiatura R. ConteP. Wortmann
musiche T. MesmerM. Trumpp
fotografia G. Biccari
montaggio N. Easterling
uscita nelle sale 1 Giugno 2006
media voti redazione
The Breed Trama del film
Cinque amici che frequentano la stessa università progettano di partire per raggiungere una piccola isola dove avrà luogo una delle feste più memorabili dell'anno accademico. Una volta arrivati a destinazione, i cinque, si trovano ad avere a che fare con degli spiriti che, a quanto pare, risiedono proprio nell'isola...
Recensione “The Breed”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 5)
"Teen Horror."

Sangue, paure e tremori molto convenzionali, una sceneggiatura serenamente indifferente verso alcuni elementi comprimari e che diventa anche estremamente pretenziosa quando finisce per scomodare illustri atmosfere hitchcockiane ("Gli uccelli"): la trama di "The Breed" si sviluppa sfruttando il rapporto speculare tra realtà e sovrannaturale; il cadavere di una donna, un’isola deserta popolata da strane creature. L’eterna lotta tra il Bene e il Male, naturalmente.
Ferite vere e proprie nella carne della rappresentazione: nonostante i ricercati punti di vista delle inquadrature ed una macchina da presa di spigliato intrattenimento, il difetto principale di questo horror-splatter è l'anonimato. Si adatta ad un genere, 'b-movie', ma si limita a cavalcarne i clichè riciclando con poca inventiva, smontando e rimontando gli ingranaggi dell’horror tradizionale, accumulando 'inquadrature-ricordo' nell’occhio dei codici tematici e visivi del genere.
Non i corpi, dunque, ma le forme (la 'mutazione' trasforma il cinema in un essere realmente mostruoso), plasmate da immagini già viste, già percepite, che Nick Mastandrea (alla sua prima regia) elabora e monta insieme in un film che ne rievoca tanti altri senza rivederne nessuno, riproducendo implacabilmente gli stessi plot narrativi fatti di citazioni più o meno riconoscibili e di costruzioni banalmente 'abissali'.
Procedimento a specchio, ad incastro, a spirale: nel quale il cinema si innesta in una produzione che cerca di imporsi piuttosto maldestramente in virtù di una qualche forma di 'alterità' (l'essenza stessa), se non nello sguardo quantomeno nel racconto. Inutile sottolineare come tutte queste nobili verità siano destinate a sgonfiarsi sensibilmente prima di metà film. Una pellicola, perciò, che ci obbliga alla superficie formale, per 'testare' la tenuta etica del proprio cinema e per dire, soprattutto, qualcosa di non banale sulle dinamiche e gli effetti della paura e dell’inquietudine: ma di questa poetica-cultura dell’horror, "The Breed", di fatto, non fa parte. E il risultato è davvero sconfortante.
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