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Recensione: Imagine Me & You

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Imagine Me & You
titolo originale Imagine Me & You
nazione U.S.A.
anno 2005
regia Ol Parker
genere Commedia
durata 94 min.
distribuzione 20th Century Fox
cast P. Perabo (Rachel) • L. Headey (Luce) • M. Goode (Heck) • D. Boyd (Cooper) • C. Imrie (Tessa)
sceneggiatura O. Parker
musiche A. Heffes
fotografia B. Davis
montaggio A. Mackie
uscita nelle sale 30 Giugno 2006
media voti redazione
Imagine Me & You Trama del film
Quando arriva in chiesa per quello che si prospetta come un matrimonio da fiaba, Rachel è emozionata perché sta per impegnarsi a vita con Heck, suo innamorato da sempre e suo miglior amico. Poi accade l’impensabile. In un attimo che capovolge tutto ciò in cui pensava di credere, Rachel cattura lo sguardo di un’emerita sconosciuta, la fiorista nuziale e, come un fulmine a ciel sereno, riconosce in lei l’anima gemella...
Recensione “Imagine Me & You”
a cura di Francesco Alfani  (voto: 4,5)
Imagine Me and You”, ovvero come plagiare più di un decennio di commedia inglese pensando di non essere scoperti: da un uomo e una donna a due donne, una omosessuale consapevole, l’altra che lo scopre il giorno delle nozze. I fiori d’arancio non ci possono essere perché la legge ancora non lo permette, ma cambia niente; le tappe sono quelle immancabili, nessuna esclusa. La città è sempre una Londra fotografata appositamente per i potenziali turisti, ma invece che a Notting Hill siamo a Primrose Hill (quartieri borghesi, comunque…), e invece che una libreria c’è un negozio di fiori. Ol Parker, al suo primo film, cerca apparentemente di approfondire l’analisi delle protagoniste aggiungendoci qualche pseudoanalisi familiare (la madre di Luce depressa perché abbandonata dal marito, e che rende per questo la figlia restia ad abbandonarsi alla storia con una donna sposata; le difficoltà coniugali tra i genitori di Rachel), ma di fatto punta tutte le carte sulla più banale delle storie d’amore, con l’aggiunta ruffiana dell’occhiolino al pubblico omosessuale che sa tanto di strumentale, sia per la storia principale sia per l’episodio nel parco. Quasi tutto il resto comunica un ininterrotto senso di dèja-vu, dalla galleria di personaggi stereotipati (come la sorellina minore più intelligente della sua età, o il superficiale amico di sempre, Cooper) allo sviluppo del racconto, con ennesimo inseguimento nel traffico cittadino e abbraccio finale (sulle note del jingle della pubblicità della Vodafone). Rachel, tale Piper Perabo, recita con smorfie più adatte a un telefilm americano per adolescenti, concede pochi momenti divertenti (il dvd per adulti affittato sotto casa) e per metà del film è incredibilmente non conscia dei suoi gusti sessuali, pur essendo più mascolina della Pivetti. Heck, un più bravo Matthew Goode, è un marito così servizievole da sembrare quasi un fesso. Ma gli uomini in generale, tra eccessi di debolezza e ridicole esibizioni di virilità da palestra, fanno una pessima figura, così che viene da chiedersi se il regista voglia suggerirci l’idea che l’amore saffico sia l’alternativa inevitabile per le ragazze del duemila. Comunque, un film di cui non sentivamo la mancanza, che prosegue con alcune “perle” anche oltre i titoli di coda sorprendendo non poca parte del pubblico già in piedi pronto ad andarsene.
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