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Recensione: L'isola in via degli uccelli

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L'isola in via degli uccelli
titolo originale The Island on Bird Street
nazione Gran Bretagna / Danimarca / Germania
anno 1998
regia Soren Kragh-Jacobsen
genere Drammatico
durata 107 min.
distribuzione Buena Vista International
cast P. Bergin (Stefan) • J. Bolam (Dott.Studjinsky) • J. Kiziuk (Alex)
sceneggiatura J. GoldsmithT. Grisoni
musiche Z. Preisner
fotografia I. Wilson
montaggio D. Martin
media voti redazione
L'isola in via degli uccelli Trama del film
L'undicenne Alex è, per così dire, nato con la camicia, almeno stando a quello che gli ripete il padre Stefan. Siamo infatti nella travagliata Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale e abitare nel ghetto non è propriamente una fortuna, ma Alex sa dove nascondersi durante i rastrellamenti dei nazisti. Quando arriva l'ordine di evacuare completamente il ghetto, Alex e i suoi familiari non riescono a sfuggire alla cattura. Mentre i prigionieri stanno per essere condotti via, Alex con la complicità dello zio Boruch riesce a sottrarsi alla deportazione.
Recensione “L'isola in via degli uccelli”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
Il racconto è tratto dall’omonimo romanzo di Uri Orlev, nato a Varsavia nel 1931 e protagonista di molti dei tragici eventi descritti.
La vicenda è ambientata in Polonia al tempo dell’occupazione nazista.
Alex, undici anni, si trova improvvisamente solo nel suo precario rifugio, un edifico diroccato colpito da un bomba all’inizio della guerra. Il padre è stato prelevato dalle SS, la madre è scomparsa nel nulla.
Il ragazzo ha ora un solo obiettivo: nascondersi agli occhi dei tedeschi. Per questo trasforma il suo occasionale rifugio in un nido inaccessibile fra i tetti del ghetto.
In questa lotta per la vita, lo accompagna la storia di Robinson Crusoe, che diventa un "maestro" indispensabile per la sopravvivenza. Ma oltre alle avventure del naufrago, Alex ha altre risorse cui attingere: la propria energia e il proprio ingegno che gli permetto di affrontare le lunghe notti invernali, la fame, il freddo, la paura. Sempre in attesa che il padre ritorni.
"L'Isola in Via degli Uccelli" disegna un’appassionante avventura umana raccontata con intensa carica di poesia, a volte venata di una tonalità fiabesca, che fa da sfondo al vuoto degli ambienti e al silenzio che rafforza e sottolinea il sentimento della paura.
La pellicola è notevole, oltre che per gli aspetti di autentica commozione, anche per il solido impegno civile di cui si fa veicolo.
Il film di Jacobsen ha, in conclusione, molti meriti: l'interpretazione del piccolo Kiziuk, il modo con cui il regista danese si muove nel microcosmo cadente della fabbrica e dei suoi cunicoli, le musiche di Zbigniew Preisner (compositore preferito di Kieslowski).
Un'opera che torna a farci riflettere su un passato recente.
Orso d'argento a Berlino '97 per le musiche originali e menzione speciale per il giovane esordiente Jordan Kiziuk.
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