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Creare spirito di gruppo e apprendere nuove strategie per fare squadra: questo l’obiettivo del weekend che porta finalmente 7 colleghi lontani dalla scrivania e dalla routine lavorativa di tutti i giorni. Un misterioso nemico però è in agguato, pronto a sanare il suo antico desiderio di vendetta. Tra giochi, battute, allucinazioni e terrori, il gruppo cercherà di scampare alla morte, ma bisognerà saper mantenere i nervi saldi per sfuggire allo spirito sanguinario dell’assassino… |
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Dopo il precedente “Creep – Il chirurgo”, lungometraggio horror che nel 2004 ha segnato il suo esordio alla regia, Christopher Smith torna ad esplorare il genere e porta in sala una pellicola dal sapore estivo, che non concede respiro ma ogni tanto offre qualche risata.
Impianto narrativo debole, luoghi comuni e personaggi stereotipati per un film che mescola humor nero e splatter e che non sfugge alla prevedibilità. Ciò che fugge sempre invece sono i suoi personaggi, per scampare a quella morte imminente che, quando compare sullo schermo con il volto celato, viene assaporata senza gusto, sperando che la sua falciata sia più rapida e “invisibile” possibile. Già dai titoli di testa, che scorrono sotto un’allegra melodia, dopo un’introduzione rossa di sangue e due ragazze in reggiseno che cercano di uscire da una trappola, “Severance” lascia presagire la sua atmosfera dominante. “Il segreto” – afferma il regista stesso – “è trovare il giusto equilibrio tra macabro divertimento e cliché del genere”. E per farlo Smith organizza un piacevole weekend in montagna ai danni di un gruppo di soci della Società di armi Palisade. C’è il capo che cerca di mantenere ordine e disciplina; il belloccio del gruppo che fa il simpatico; la brava con l’asma e il diligente che non risparmia lecchinaggi per mettersi in mostra; poi c’è il cervellone; lo scansafatiche un po’ bambinone e amante dello “sballo” e la sexi e coraggiosa, fino alla fine. Presto la notte li avvolge e la musica si abbassa di tono e diventa più angosciante, i rumori sospettosi e inizia a far capolino la tensione, smorzata qua e là dall’ironia dei dialoghi, opera di James Moran. Divertenti forse più delle battute si rivelano i momenti “allucinogeni” e distorti vissuti da Steve – frutto di un sano esibizionismo registico? - dopo aver ingerito qualche funghetto di troppo e il flashback storico che imita i vecchi film b/n con didascalie e un Nosferatu murnauriano che fa l’ispettore. Tutto il resto sono 96 minuti di violenza, nei quali Smith non si risparmia nulla, impolpettando insieme al sangue e agli sgozzamenti vari, la rivelazione di un oscuro segreto, che invece di alzare lo spessore narrativo non fa che rendere la pellicola più convenzionale.
Battuta cult del film: “Le inglesi non sono poi così complicate. Gli compri un Bacardi Breezer e te la danno su due piedi”. |