“Sto fleshando!”
Ma come siamo ridotti?
Recensire un videoclippone patetico senza nessuna qualità che possa definirsi artistica, ma che sbanca i botteghini americani e che anche in Italia è primo al box office, è onestamente un compito gravoso. Viviamo in un mondo americanocentrico che vive di marketing e il cinema è un suo riflesso, accettato questo possiamo accettare tutto.
Ma. C’è un ma.
Non provare indignazione per questo perverso meccanismo significa non essere più in grado di riflettere sulla realtà nella quale viviamo, accettare passivamente logiche che partono dall’alto, che guidano le nostre esistenze indicandoci cosa vogliamo vedere e cosa abbiamo bisogno.
Un film, comunque espressione cinematografica, e quindi teoricamente artistica, non può vivere unicamente per ragioni economiche; così come non può approfittare della stupidità della gente per arricchirsi, alla stessa stregua di un cartomante.
Non è pensabile che Step up 2 colpisca per la sua trama, ridicola e piena di irritanti clichè; non è possibile che colpisca per la sua comicità pirandelliana; non è possibile, infine, che colpisca per le sue musiche o per i suoi balletti, perché non v’è traccia di alcun dettaglio che evochi la parola arte o che renda omaggio alla bellezza in senso lato. Tralasciando qualsiasi intento di analisi circa i 'messaggi ribelli' del film, tipo “La vita è troppo breve per essere qualcun altro” e “se vuoi una cosa vai a prenderla, perché non importa da dove vieni ma dove vuoi andare”, rimane il fastidio nel vedere l’assoluta mancanza di grazia nei balli (?) di buffi galletti che si sfidano tra di loro per diventare i più fighi di tutta Baltimora.
Non c’è da aggiungere altro per questo film che nasce dal denaro e il denaro cerca, al posto di nascere da un’idea che contempli un’emozione. |