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Recensione: Never Apologize

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Never Apologize
titolo originale Never Apologize: A Personal Visit with Lindsay Anderson
nazione Gran Bretagna / U.S.A.
anno 2007
regia Mike Kaplan
genere Documentario
durata 111 min.
distribuzione n.d.
cast M. Mcdowell (Se stesso)
musiche A. Price
fotografia M. WallaJ. HagyJ. MeyerC. Faubert
montaggio K. JohnsonE. Foster
media voti redazione
Never Apologize Trama del film
L'attore Malcolm McDowell incontra per la prima volta Lindsay Anderson nel 1968, quando viene scelto per interpretare "Se...". Da quel momento il regista diviene il mentore del giovane attore che conquista con la sua capacità di trasformare qualsiasi frase in letteratura e poesia. Da grande affabulatore qual è, Malcolm McDowell si mette davanti alla macchina da presa ed inizia a raccontare il suo primo incontro con il regista, la sua audizione per il film, i momenti più difficili e divertenti sul set. Fino a parlare dei rapporti di Anderson con i suoi colleghi, della sua venerazione per John Ford, che lo portò a girare un documentario su di lui, la sua ammirazione per Bette Davis, Lilian Gish e Laurence Olivier e dell'Inghilterra a cavallo tra gli anni '60 e i '70. Un omaggio a un regista geniale che si è sempre tenuto ai margini del sistema divistico hollywoodiano.
Recensione “Never Apologize ”
a cura di Francesco Alfani  (voto: 6,5)
Più che un documentario, Never Apologize è un pezzo di teatro preso letteralmente di peso dalle scene e portato sul grande schermo con la collaborazione del regista Mike Kaplan e, soprattutto, con l’energia e la partecipazione emotiva di Malcolm McDowell, quello che per tutti è e resta l’Alex di Arancia Meccanica. L’obiettivo è quello di rendere omaggio a un nome importante del cinema del Regno Unito: il regista Lindsay Anderson, palma d’oro a Cannes con “Se…”, film rivoluzionario del rivoluzionario 1968, e con all’attivo altre opere di rilievo lungo una carriera artistica durata più di trent’anni. Proprio con Anderson, e proprio con “Se…”, McDowell ha esordito a nemmeno venticinque anni; e ad Anderson la sua carriera è indissolubilmente legata, sia come attore di cinema (una collaborazione che conta ben cinque altri film nel corso degli anni settanta e ottanta) che come uomo di teatro. Per questo la sua interpretazione in Never Apologize è ben più e ben altro che un lavoro ben fatto. E’ un viaggio nella propria storia, rievocata con una concretezza unica perché fatta di parole rimaste impresse nella memoria e di lettere spedite, conservate con gelosia e talvolta recuperate fortunosamente in qualche cassetto; di emozioni vissute in prima persona, soltanto sfumate dal tempo trascorso. Libero di spaziare nel tempo (storico) e nei tempi (scenici) McDowell dimostra una bravura notevole: ed è davvero impeccabile nel trasformare le emozioni private in emozioni rappresentate, senza che il suo monologo diventi mai una chiacchierata informale e tenendo bene a mente che il pubblico deve essere accompagnato in un racconto di cui non ha mai sentito nulla prima. Di tecnico si può dire poco, a parte il fatto che certe scelte estetiche appaiono discutibili (come quella di affiancare saltuariamente immagini di repertorio ai primi piani o ai mezzi busti del protagonista). D’altronde è evidente per gli autori la volontà narrativa (non commemorativa) voleva prevalere su quella artistica; e il risultato non delude. E’ gustoso soprattutto ascoltare McDowell che racconta con ironia quello che succedeva fino a un momento prima e un attimo dopo i ciak di Anderson: il mondo del cinema, fatto delle sue stranezze ma anche della sua “normalità”, che sa dire qualcosa sulle ragioni e i modi in cui un film vede la luce. Per scoprire anche, come Anderson diceva spesso, che l’arte è talvolta una felice casualità.
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