Tragedia in due atti per Ken Loach: nel primo nasce la relazione tra George e Carla, lui conducente d’autobus, lei passeggera senza biglietto.
Una Glasgow brutta (ma Loach è un maestro nell’esaltare le bruttezze urbane) fa da sfondo a una storia tenera, fatta di silenzi imbarazzanti da una parte e insistenza romantica, ai limiti dell’invadenza, dall’altra. Geroge perde un lavoro al quale dopo tutto non tiene per inseguire Carla, schiva fino al mutismo ma con improvvise aperture di dolcezza. Entrando nella vita della ragazza, George si rende rapidamente conto del dolore che ne fa parte e che la spinge a tentare il suicidio: è ammirevole (e irrazionale) il suo comportamento, fino alla decisione di accompagnarla in Nicaragua per farle fare i conti col passato.
La cesura tra la parte scozzese e quella sudamericana è netta, al punto che il primo tempo finisce con l’aereo che decolla; non è un caso che Antonio, più volte evocato per tutto il film, si veda per la prima volta in un flashback proprio ad inizio secondo tempo.
Il secondo atto è un altro film: un paese in balia della violenza, di una guerra tra sandinisti e contras, tra rivoluzionari e CIA, ospita la ricerca di Carla. Mentre la ragazza si muove in un territorio che conosce alla ricerca dell’uomo che ha amato, George la segue finendo così per capovolgere i ruoli iniziali. Ai suoi occhi si palesa, mano a mano, un territorio dilaniato, nel quale la vita non è uno scopo ma un mezzo; in questo momento, George cessa di essere un turista meravigliato e diventa lo strumento di denuncia di Loach: il regista vuole raccontare una guerra voluta dagli americani, che hanno scuole ed ospedali come obiettivi militari, stuprano e ammazzano donne e bambini, manovrano una fazione di due contrapposte che, prima del loro intervento, nemmeno esistevano.
E’ una denuncia cruda, ma non forte: in molte parti del Sud America le cose sono andate così, e nessuno si stupisce più nel sentirselo raccontare. Ma, anche se questo rende il film disomogeneo fino a dubitare dei significati della prima parte, che alla luce della seconda sembra soltanto un prologo, è un bene che qualcuno continui a raccontarcelo, ed a ripetere che “non c’è guerra senza la CIA”. Non ci sarebbe questa guerra, voleva dire Bradley pronunciando la sua accusa; non ci sarebbero molte guerre, tutte gratuite, tutte americane – meno che i morti. |