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Una ricognizione sull’utilizzo del cinema, dei media e delle arti in relazione alla cultura della pace e del dialogo. Ma è impresa possibile rappresentare la pace? E si tratta unicamente di sguardi in assenza di guerra? E, ancora, quali arti, oltre al cinema, contribuiscono a generare discorsi specifici nella messa in forma di questa auspicata condizione del vivere comune? Attraverso interventi di registi, storici, scrittori, operatori culturali il testo esplora territori ed esperienze che si ispirano a un auspicio universalmente riconosciuto, eppure costantemente violato. Emerge, in particolare, l’originalità di costruzioni testuali assai più ibride e sfumate di quelle chiaramente belliche: relazioni opache per mistificazioni in agguato, scie del non visibile o, all’opposto, rappresentazioni di pace preparatorie guerre a venire. Il volume contiene scritti di: E. Affinati, S. Bellassai, M. Bertozzi, P. Caneppele, P. Esposito, G. D’Autilia, V. Gandolfo, Y. Gianikian e A. Ricci Lucchi, A. Licciardello, C. Lizzani, A. Marazzi, F. Mariani, M. Morbidelli, Motus, G. Polo, L. Ricciardi, P. Simoni, P. Sorlin, N. Steimatsky, C. Zavattini. |
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