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Uno scontro sanguinoso, che in seguito durerà dei secoli, scoppia tra due tribù potenti e immortali. Il terzo capitolo della saga epica "Underworld" torna indietro nel tempo per mostrare le origini del conflitto tra gli aristocratici Vampiri, conosciuti come Portatori di Morte, e i barbarici Lycan, una stirpe di feroci licantropi. |
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Fedeli alle promesse del 2003, gli ideatori della saga di “Underworld” chiudono la trilogia con un prequel: la guerra tra Vampiri e Lycans non è ancora iniziata e le due specie esistono da pochi anni. I Lycans sono schiavi dei Vampiri, lavorano per loro in catene e li proteggono. Lucien, un personaggio importante nei due film precedenti, ma non protagonista, è il primo essere capace di decidere quando assumere la forma umana e quando quella bestiale; Victor, il capo dei Vampiri (che verrà risvegliato nel primo episodio) in un primo momento lo usa per generare nuovi Lycans, salvo trovarseli contro quando Lucien spezza le loro catene. Tra i due si muove Sonja, figlia di Victor e amante segreta di Lucien, che lo aiuta a fuggire e si schiera contro il padre durante la ribellione.
La trama è piuttosto vincolata dai flashback dei film precedenti e gli sceneggiatori (Danny Mc Bride, già autore dei primi episodi, e Len Wiseman, regista di entrambi e sceneggiatore del secondo, mentre questo è diretto da Patrick Tatopoulos, finora semplice scenografo) non si prendono rischi con scelte poco innovative già viste in tanti film. A condurre la ribellione di Lucien è la volontà di essere libero e di liberare tutta la sua razza, ma a condurre le sue azioni è l’amore per Sonja; ben poco sfugge agli stereotipi della storia d’amore tra ragazzi “di famiglie nemiche”, e la colpa principale è nella netta divisione tra buoni e cattivi, una scelta controcorrente (la fortuna dei primi episodi, in particolare del secondo, era anche nell’ambiguità di alcuni personaggi e lo stesso Lucien all’inizio veniva visto come malvagio).
Le atmosfere cupe non lasceranno insoddisfatti i fan della saga, che passeranno sopra anche alla recitazione di Bill Nighy (ma forse è il doppiaggio a peggiorarla, nei primi minuti c’è un grande scollamento tra l’intensità delle sue espressioni e il tono della sua voce) e di Michael Sheen; sembra una scelta troppo conservativa anche quella di Rhona Mitra, protagonista troppo simile, nell’aspetto, a Kate Beckinsale, ma almeno è più brava dei due maschietti.
C’è da dire che è l’ultimo, e considerando l’ignobile chiusura della trilogia di “Matrix” (di cui è, anche se appartenente al genere horror, un sottoprodotto) si può tirare un sospiro di sollievo; il prodotto che funzionava non viene cambiato in nulla, puntando tutto sull’idea di chiudere la saga con l’inizio della storia. Ora basta vampiri, in questo scorcio d’inverno li abbiamo avuti in tutte le salse: non ce ne fregava un gran ché prima, figuriamoci adesso. |