Non una fuga dal mondo per sopportarne le durezze, ma una vera e propria auto-formazione da parte di un piccolo individuo che cresce esercitando con pervicacia la propria personalità intorno a un'idea.
Non un ideale, ma un'ossessione che lo muove attraverso gli ambienti dei grandi, le insidie della natura, le privazioni.
Quando si parla di Mohsen Makhmalbaf, si pensa sempre a "Close Up", il film di Kiarostami che, raccontando un episodio realmente accaduto della vita di Makhmalbaf, ha creato interesse e curiosità attorno al regista iraniano, tanto da portare per la prima volta alla distribuzione italiana di un suo film: "Pane e Fiore".
"Il Silenzio" è uno dei suoi film più recenti, girato in Tagikistan per sfuggire al rigore della censura iraniana.
Felice connubio di poesia, musica e colori, "Il Silenzio" è un'opera fatta prevalentemente di simboli ed ideali, perchè Makhmalbaf, nel suo film meno politicizzato, ha preferito abbandonare il realismo e percorrere un cammino estetizzante verso una sintesi poetica e musicale che mescolasse elementi orientali ed occidentali.
"Il silenzio" è, come spiega l'autore, "Un invito ad ascoltare le voci interiori che ognuno di noi dovrebbe seguire senza lasciarsi opprimere dal passato o dal futuro".
Presentato a Venezia '98. |