Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Recensione: Intermission

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Intermission
titolo originale Intermission
nazione Gran Bretagna / Irlanda
anno 2003
regia John Crowley
genere Drammatico
durata 105 min.
distribuzione Mikado Film
cast C. Farrell (Lehiff) • C. Murphy (John) • S. Henderson (Sally) • K. MacDonald (Deirdre) • C. Meaney (Detective Jerry Lynch) • M. McElhatton (Sam)
sceneggiatura M. O'Rowe
musiche J. Murphy (II)
fotografia R. Lenczewski
montaggio L. Zucchetti
media voti redazione
Intermission Trama del film
Lehiff, un piccolo criminale, vuole mettere a segno un ultimo colpo e poi ritirarsi. A lui si unisce John che lascia il lavoro al supermercato sperando di riconquistare il suo amore, Deirdre, fuggita con Sam, direttore di banca sposato. Ma a tenerli d'occhio c'è Jerry, un poliziotto che vuole imporsi nel suo ambiente. Le cose si mettono al peggio quando si intromette la ex moglie di Sam...
Recensione “Intermission”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6)
Strette nell’intervallo di vita, tutt’altro che sospeso, compreso entro la separazione e la riconcialiazione di John e Deirdre, si sviluppano e si contaminano undici schegge d'esistenza che coinvolgono 54 personaggi divisi e uniti da nevrosi, ironie e varia umanità: Lehiff è un piccolo, quanto spietato criminale. Desidera fare il colpo della sua vita e, quindi, diventare un onesto padre di famiglia. Jerry è un poliziotto di strada, anarchico ed eccentrico con la passione per il misticismo celtico. John è un giovane e timido sentimentale, la cui vita rischia di andare a rotoli dopo la separazione dalla fidanzata Deirdre, la quale nel frattempo si consola con Sam, direttore di banca sposato. Mentre Oscar, il migliore amico di John, in crisi d’astinenza sentimentale, cerca disperatamente una compagna.
Le "missioni" che il regista mostra passando tra un personaggio e l’altro sono anche intro-missioni tra le traiettorie disegnate dagli interpreti, contaminazioni umane insaporite da rancori improvvisi.
"Intermission", film d’esordio del pluri-premiato regista teatrale John Crowley, adotta uno stile quasi documentaristico, con obiettivi lunghi e tante riprese con la macchina a mano, riprese che il più delle volte prediligono la dimensione ristretta dei piani (primi piani e dettagli) e veloci panoramiche.
La pellicola del regista irlandese si caratterizza per la sua impronta teatrale, che non ne rappresenta un’eccezione negativa, ma piuttosto una vera e propria qualità.
Crowley combina alla perfezione il binomio cinema/teatro, consentendo alle due arti di influenzarsi e contaminarsi a vicenda senza che l’una prenda il sopravvento sull’altra.
Da parte sua, il regista mette a disposizione tutta l'esperienza da teatrante come lo sceneggiatore Mark O’Rowe, muovendo attentamente i fili, lasciando all’esperto direttore della fotografia Ryszard Lenczewki la parte tecnica.
Coralità, ricerca dell’amore e dell’accettazione sono i temi perseguiti abilmente da "Intermission"; uno "spazio" che si consuma tra il vivere e il sopravvivere.
Storia metropolitana, ritratto di gruppo di uomini e donne alla deriva, alla ricerca di un pallido senso nascosto tra le pieghe dell’esistenza; l’ordine iniziale degli elementi, una volta gettato all’aria, verrà ristabilito più forte di prima.
Il risultato è un film scritto con originalità e intelligenza, che parla di vita con un pizzico di condivisibile amarezza.
La vita è l’ultima a morire, sostiene la locandina del film, e così sembra pensarla anche John Crowley: filmare la realtà di tutti i giorni e tentare di coglierne l’anima, vuol dire saper guardare a tutto ciò che accade nel territorio intermedio tra sogni e delusioni, tra progetti e traguardi.
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