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Nella Spagna imperiale del diciassettesimo secolo, Diego Alatriste, coraggioso soldato al servizio del proprio re sta combattendo una guerra nelle fredde terre di Flandes. Balboa, suo amico e compagno in armi, cade in un'imboscata e rimane ferito mortalmente. In punto di morte Balboa esprime il suo ultimo desiderio e Alatriste gli assicura che lo realizzerà: dovrà prendersi cura di suo figlio Iñigo e crescerlo come un soldato. |
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La Spagna di Filippo VI era un impero che si estendeva in quasi tutte le terre conosciute, dall’Europa all’Africa e dall’America all’Asia. Ma per mantenere un tale dominio c’era bisogno di soldati valorosi e pronti a tutto, come il capitano Alatriste, veterano della campagna nelle Fiandre. Dopo molti anni e molte battaglie Alatriste torna a casa anche per prendere con se Iñigo, figlio di un compagno d’armi morto fra le sue braccia, e per ritrovare l’amore impossibile con Maria De Castro, famosa attrice e favorita del Re. Alatriste trova una Madrid in degrado in cui si aggirano poveri mendicanti e loschi assassini, centro di un impero che si sta sgretolando pian piano. Come per Roma un tempo, la corte spagnola si perde nei propri fasti non percependo più ciò che accade ai confini ormai troppo lontani del regno. Il potere è nelle mani del Duca-Conte di Olivares e delle famiglie dei grandi di Spagna che dominano incontrastati cospirando gli uni contro gli altri sotto il controllo della Chiesa e della Santa Inquisizione. Un uomo d’onore come Alatriste rischia continuamente di scontrarsi contro questo sistema, rimanendo impigliato in vari intrighi nel portare a termine varie imprese “per il Re e la Patria”.
Moderna versione dei classici spagnoli di cappa e spada, Le avventure del Capitano Alatriste sono una saga narrativa iniziata da Arturo Pérez-Reverte più di dieci anni fa e che ha raggiunto in Spagna un enorme successo, strano quindi che non fosse ancora arrivata una trasposizione cinematografica. Dato il periodo di ambientazione nessuno meglio di Agustín Díaz Yanes, esperto di cultura e storia dell’arte spagnola del XVII secolo, poteva cercare di riportare le atmosfere dei romanzi di Pérez-Reverte. Ecco allora che il regista ricostruisce alla perfezione ambienti e situazioni del tempo sottolineando giustamente gli aspetti legati alla precarietà della vita e le enormi differenze sociali di una società retta dall’oro e dall’acciaio. Un omaggio particolare viene fatto da Díaz Yanes all’arte spagnola del periodo attraverso la presenza sullo schermo da un lato del grande poeta Quevedo, e dall’altro richiamando continuamente la pittura del tempo, in particolare del maestro Velasquéz. La fotografia della pellicola si trasforma in iconografia pittorica e la scena in alcuni momenti diviene statica per omaggiare proprio i grandi quadri del pittore sivigliano. Dal canto suo lo stesso Díaz Yanes non poteva sperare in un attore migliore di Viggo Mortensen per impersonare un eroe indomito ed uno spadaccino formidabile come Alatriste. Eppure sembra mancar qualcosa.
Nel tentativo di portare sullo schermo il complesso mondo creato da Pérez-Reverte, il film fa perdere lo spettatore all’interno di un labirinto di piccole scene di raccordo e secondarie, saltando da un luogo ad un altro ed andando avanti nel tempo senza riuscire a delineare nettamente la trama da seguire. In definitiva manca quindi di incisività Díaz Yanes, alle prese si con una produzione visivamente di grande impatto, ma di scarsa capacità comunicativa. Da segnalare infine un insolito Enrico Lo Verso, nei panni del cattivo rivale di Alatriste, ed un ottimo Javier Cámara, che indossa niente meno che i panni del famoso Duca-Conte di Olivares. |
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