E’ uno di quei rari casi nei quali l’umanità del critico ha la meglio sul super-io della professionalità e fa pensare, se non dire, più volte: “Che spettacolo! Che invidia!”. Tutto questo non per il film di Henry Bean (autore anche della sceneggiatura) e Martin Schmidt, presentato in anteprima durante la seconda edizione della Festa del Cinema di Roma, ma per il suo protagonista, David Owen.
E’ Tim Robbins il fortunato che, indossando i panni di questo nuovo supereroe, può lasciarsi andare ripetutamente al gesto che tanto gli verrà invidiato: sfasciare le macchine che disturbano con i loro antifurti.
L’idea di un giustiziere metropolitano, in azione a difesa dell’incolumità psichica dei cittadini, è vincente; fin dalle prime immagini, accompagnate da una musica avvolgente che si interrompe bruscamente per colpa dei rumori della strada, lo spettatore sente di appoggiare la crociata contro gli antifurti (senza nemmeno bisogno della dimostrazione della loro inutilità nella prevenzione del reato). David Owen è fondamentalmente un uomo che il suo equilibrio psichico l’ha già perso, ma c’è molta lucidità nella sua fissazione e la nobiltà dello scopo lo trasforma rapidamente da vandalo a Don Chisciotte a Paperinik (poche storie, dei tanti supereroi è quello a cui assomiglia di più). Il ‘correttore’ si inimica il sindaco della città, ma dalla sua ha l’opinione pubblica: la seconda parte perde di genialità per ricreare attorno a questo paladino della tranquillità un terreno nel quale possa verosimilmente trionfare.
Ma allo spettatore non importa più: ha ormai appagato la sua sete di vendetta contro i rumori metropolitani, le trattative con il sindaco, la raccolta firme per il referendum, i nuovi amori e il ricongiungimento dell’uomo ormai guarito con la moglie e la figlia non servono che a completare il lavoro già ampiamente svolto dallo spunto iniziale.
Non è un capolavoro, e di tutto ciò che è ‘cinema’ a fine film non resta nulla: ma che soddisfazione, assistervi. |