Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Roma 2007 27/10: vince Juno di Jason Reitman

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a cura di Glauco Almonte
La giuria ha salvato il concorso.
In sala stampa Denis Tanovic evita di rivelare il suo film preferito e nega la presunta discussione sul premio ex-aequo con “Reservation Road”: per fortuna ha vinto “Juno”, senza strascichi polemici perché il film di Jason Reitman, presentato per ultimo in questo concorso 2007, era l’unico, insieme a “Fugitive Pieces”, di livello tale da poter vincere. Quest’ultimo, sconfitto come miglior film, può fregiarsi del premio per la migliore interpretazione maschile a Rade Serbedzija, che in conferenza stampa si divincola tra l’onore ricevuto e la sua avversione ai premi: “onestamente, ho avuto molti premi e non so dove siano perché un mio amico, un famoso scrittore croato, mi ha detto: ‘è bello ricevere premi, aiuta ad avere più forza, ma cerca sempre di dimenticarli il prima possibile’. Questa volta sarà difficile, Marco Aurelio è una delle mie statue preferite e lo considero uno degli scrittori più importanti”.
Felicità ma anche un pizzico di sincera delusione per la migliore interprete femminile, Jang Wenli, protagonista di “Li Chun (And The Spring Comes)”: “speravo di vincere per il miglior film, ma sono comunque felice per questo premio. Il mio personaggio, nel film, studia l’opera e vincere qui, a Roma, in Italia, dove l’opera lirica è nata, ha un grande significato. Mi auguro che il film esca presto in Italia e che il pubblico possa apprezzarlo come ha fatto quello romano”.
Il vincitore è il più sorpreso: “non pensavo di venire a Roma”, rivela Jason Reitman, “ieri era il compleanno di mia figlia e lo stavamo festeggiando insieme quando ho saputo di aver vinto. Ho preso il primo aereo ed eccomi qui, felicissimo di questo premio. E’ la prima proiezione fuori dal nostro paese, non avevo idea di come avrebbe reagito il pubblico: è un ottimo viatico, spero che abbia buone opportunità anche fuori dagli States”.
Anche il Premio Speciale della giuria è andato a un buon film, “Hafez”: molto discontinuo ma non meno poetico, simbolico, dalla forte componente mitica. Un premio al contenuto – o a quanto si capisce del contenuto – e meno alla forma, probabilmente, e le parole di Tanovic dicono molto sul comportamento della giuria: “ho semplicemente detto ai giurati di non improvvisarsi critici cinematografici poiché non lo erano, ma di ragionare con il cuore”. Ragionamento che ha comunque portato sul palco i film migliori, e la scelta non poteva che cadere su questi: troppo basso il livello medio delle altre opere in concorso per immaginare davvero una soluzione differente da questa.
La conferenza stampa di chiusura, poco affollata, è servita principalmente agli gli organizzatori per dichiarare pubblicamente vittoria e fornire ai giornalisti un prospetto che mette in risalto i numeri della Festa 2007, superiori a quelli della prima edizione. Ve bene così, non era probabilmente il luogo per parlare di tutto ciò che ancora c’è da migliorare e che ci si aspettava cambiasse dopo i disagi della prima edizione: tralasciano la mediocrità del concorso, bilanciata da una sezione Première a tratti straordinaria, l’organizzazione non è migliorata di molto 12 mesi dopo le prime critiche. Anche quest’anno si è iniziato col piede sbagliato, confermando gli accrediti (nessuna mail pervenuta invece a chi non è stato accreditato) qualche giorno dopo la messa in vendita dei biglietti, col risultato di escludere i non accreditati dagli eventi più importanti, andati a ruba il primo giorno. Grave la scelta della Sala Petrassi per gli incontri della sezione Extra: concedere a un migliaio di persone di assistere all’incontro con Terrence Malick (una sala da 15 mila posti si sarebbe comunque riempita), con Francis Ford Coppola o con Martin Scorsese – poi sostituito da Ang Lee – è l’esatto contrario dello spirito con cui è nata questa Festa, uno spirito non élitario che permettesse a tutti, non soltanto agli addetti ai lavori, di entrare a contatto con le star del cinema. Assurda, infine, la scelta degli orari: alle 9 di mattina gli accreditati avevano contemporaneamente le anteprime per la stampa e l’apertura della biglietteria a loro riservata, ritrovandosi a dover rinunciare ai biglietti per gli eventi aperti al pubblico o alla proiezione mattutina (e anche ai biglietti, spesso, perché per l’incontro con Scorsese erano a disposizione mano di cento biglietti per settemila accreditati).
Se i numeri che parlano di seicentomila visitatori e di centodiecimila biglietti emessi sono veri, l’organizzazione della Festa non può che sorridere: con tante cose che ancora non vanno, in futuro il bilancio non potrà che essere migliore.
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