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Recensione: Un amore senza tempo

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Un amore senza tempo
titolo originale Evening
nazione U.S.A.
anno 2007
regia Lajos Koltai
genere Drammatico
durata 117 min.
distribuzione Medusa Film
cast M. Streep (Lila Wittenborn) • C. Danes (Ann giovane) • T. Collette (Nina) • V. Redgrave (Ann Grant Lord) • P. Wilson (Harris Arden) • H. Dancy (Buddy Wittenborn) • N. Richardson (Constance Lord) • M. Gummer (Lila Wittenborn giovane) • G. Close (Sig.ra Wittenborn)
sceneggiatura S. MinotM. Cunningham
musiche J. Kaczmarek
fotografia P. Gyula
montaggio A. Johnson
uscita nelle sale 24 Aprile 2008
media voti redazione
Un amore senza tempo Trama del film
Travolta dalla potenza dei ricordi, Ann Lord rivela alle figlie - Constance, madre e moglie soddisfatta e Nina, una single irrequieta - un segreto tenuto nascosto per tanto tempo. Le due donne sono al capezzale della madre quando la sentono pronunciare ad alta voce il nome dell'uomo che ha amato più di ogni altro nella sua vita. Ma chi è questo “Harris,” si chiedono le figlie e che cosa è stato per la loro madre?
Recensione “Un amore senza tempo”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 5,5)
Ci sono film che stimolano la parte peggiore dello spettatore, quella che spinge alla battuta triviale e un po’ scontata sussurrata all’amico o all’amica seduta accanto. E nessun genere cinematografico ispira tanta cattiveria un po’ infantile come i film romantici “al femminile”. “Un amore senza tempo” non sfugge alla regola e, nonostante il cast notevole e ben diretto, al termine della visione non ci si sente neanche tanto in colpa...
Alla fine della sua vita Ann, gravemente malata e in stato di semi-incoscienza, ricorda e sogna la sua gioventù e si tormenta sugli errori commessi come donna e come genitore. Accanto a lei le due figlie si confrontano con l’imminente perdita della madre e ripensano le loro vite, rimpiangendo a tratti alcune scelte. Il film viaggia tra due piani temporali, il presente e gli anni Cinquanta della gioventù di Ann dove si nasconde un segreto che, secondo lei, le ha segnato la vita. Segreto che lo spettatore medio intuisce dopo i primi venti minuti di film e che quindi non ha forza sufficiente a creare la tensione necessaria per avvincerlo.
Ma forse neanche questo sarebbe un difetto tanto grande se ci fosse una tensione tra i personaggi che coinvolgesse ugualmente lo spettatore; l’amore che campeggia nel titolo appare in realtà l’infatuazione di una ragazza per un uomo appena più maturo, privo di qualsiasi particolare dote o qualità che non sia il fatto che tutti gli altri personaggi lo trovano molto attraente. Una serie di sfortunate circostanze e un classico shock post-traumatico portano i due amanti a perdersi e danno ad Ann la possibilità di rimpiangere questo “amore” per tutta la vita, a giustificazione di tutte le altre scelte sbagliate che compirà in futuro.
Se vi sono elementi nel film che coinvolgono lo spettatore, lo fanno non sul piano dei sentimenti ma su quello della riflessione comparativa con altri prodotti dello stesso genere cinematografico. Notevole è il fatto che la maternità sia finalmente affrontata come una problematica reale della vita di ogni donna in ogni epoca storica e non solo come un anello in più di una catena di costrizioni piccolo borghesi a capo delle quali vi è il matrimonio. E nel finale alcune banalità della prima parte sono capovolte e le scelte sbagliate appaiono non legate a traumi veri o presunti piuttosto che a imposizioni sociali e familiari ma alla semplice natura del vivere umano. Il che inserisce quantomeno degli elementi di dubbio circa la positività della protagonista-eroina della storia, offrendo una chiave di lettura alternativa e più moderna.
Purtroppo la convenzione del genere impone di concedere una notevole parte del film anche alle nuove generazioni, che si ritrovano a vivere in un perenne eterno crepuscolo assegnato d’ufficio da regista e direttore della fotografia agli ultimi giorni delle anziane protagoniste di turno. Non potendo un film durare otto ore, questa parte è ovviamente solo abbozzata e ad altissimo rischio di banalità. Per fortuna la Richardson e Toni Colette danno tutto quello che possono riuscendo al tempo stesso a non esagerare. Ricordiamo anche che la già citata convenzione del genere richiede che ogni attrice non protagonista abbia almeno cinque minuti di film solo per lei, ma qui per fortuna si notano solo i cinque minuti di Meryl Streep e non c’è assolutamente di che lamentarsi.
In conclusione, da Michael Cunnigham e da Susan Minot (autori della sceneggiatura) ci si poteva aspettare qualcosa di più coraggioso di un classico film sentimentale al femminile con tutti ma proprio tutti i temi, i personaggi e le situazioni istituzionali del genere (dal rimpianto per le occasioni sprecate all’amico innamorato ma sfortunato, fino al confronto tra sorelle) che solo a tratti sono declinati in modo originale lasciando intravedere cosa sia veramente un’occasione sprecata.
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