“Gardener of eden”, primo lungometraggio dell'attore Kevin Connolly, è un film pieno di idee autentiche ma disordinate. La pecca più evidente sta nel fatto che il film non riesce né a ritagliarsi un'identità di genere – spazia dalla commedia al dramma-cartoon – né a convogliare le disarmoniche sensazioni su un discorso saldo e robusto. Il regista affronta il tema caldo del rapporto tra il 'sistema' e gli elementi più fallimentari, in particolare i giovani. Tutto viene raccontato cercando di sviluppare una linearità della trama e di svolgere gli snodi portanti della narrazione seguendo la mente sensibile, perversa e fumettistica del 25enne Adam, il “giustiziere senza legge” protagonista del film. Lui, eterno fallito, diventa casualmente eroe grazie a un rabbioso ed estemporaneo pestaggio di un uomo, rivelatosi successivamente un pluri-stupratore. Adam rimane così colpito dal proprio gesto che decide di dedicarsi – a modo suo - al ripristino della giustizia e alla difesa dei più deboli e indefesi.
Il perenne conflitto adolescenziale tra apatia e voglia di cambiare le cose è dunque costantemente presente in scena, dando vita a continui cortocircuiti logici e a cinici ribaltamenti della realtà. Le atmosfere alla “Taxi Driver” e le buone prove attoriali del 'tossico' Giovanni Ribisi e del protagonista Lukas Haas fanno calare lo spettatore in un clima oscuro e affascinante. E' mal giocata, invece, l'arma dell'ironia, così come appaiono maldestramente costruiti personaggi importanti come quello di Mona Huxley (interpretato da una modesta Erika Christensen) o quello del padre di Adam, reduce del Vietnam. “Gardener of eden”, prodotto da Leonardo Di Caprio, attraversa alti e bassi, e si conclude con uno spiazzante e ben costruito finale a sorpresa. Allo scorrere dei titoli di coda lo spettatore prova confusamente a ricomporre i pezzi del mosaico senza riuscire a comprendere fino in fondo quello a cui ha assistito. Usciti dal cinema, però, la curiosità svanisce e i dubbi si trasformano in disinteresse. |