Tom è il miglior amico di Hannah, e ha una vita che meno impegnata non si potrebbe: il giorno lo passa a giocare a basket con gli amici, la notte a letto con una donna. Ogni notte, una diversa. Tranne la domenica, il giorno in cui esce con Hannah: indubbiamente il più bel giorno della settimana. Finché la ragazza, in Scozia per lavoro, non ritorna con un anello al dito e una data già fissata per il matrimonio; come se non bastasse, vorrebbe Tom come damigella d’onore…
Se da queste righe non sembra il remake de “Il matrimonio del mio miglior amico” è soltanto perché l’antefatto è abbastanza originale, ma dal momento in cui Hannah dice a Tom del suo matrimonio il film di Paul Weiland è una copia di tante commedie già viste, con l’aggravante del lieto fine.
Concentriamoci perciò sulla prima parte: “Un amore di testimone” (in originale “Made of honor”, traducibile con il gioco di parole “Damigello d’onore”) diverte, senza riserve; il film è scoppiettante, le idee ci sono, le battute una volta tanto fanno ridere (nel secondo tempo, con il dissolversi della sceneggiatura, al posto dei sorrisi ritornano i ghigni). E, cosa più importante, protagonisti e comprimari si mantengono su uno standard più che accettabile.
Con l’entrata in scena del “rivale” Colin (è roscio, per dirla alla Johnny Palomba, oltre ad essere interpretato da un attore molto meno famoso di Patrick Dempsey: nemmeno per un istante si può credere ad un finale diverso dal matrimonio tra Tom e Hannah) il castello lentamente costruito inizia a sgretolarsi velocemente; come se lo sciopero degli sceneggiatori avesse colpito il film a metà scrittura, “Un amore di testimone” si incanala sui binari della prevedibilità, con gag scadenti, e gli attori sembrano adeguarsi al calo di livello trasformando buona parte delle situazioni comiche in farse.
Ma da questo tipo di commedia, a quanto pare, non ci si può aspettare altrimenti: il finale è già scritto, e di modi per arrivarci non ce ne sono tanti. E allora, ben venga un primo tempo come questo, migliore di buona parte dei film-cloni. Ricordandosi, però, di uscire nell’intervallo (se si è in un multisala ci si può anche infilare nella sala accanto). |