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Miranda è un bandito messicano che si mette in combutta con l'irlandese Mallory (ex terrorista dell'Ira) per svaligiare una banca. Ma si trova coinvolto nella rivoluzione. La sua famiglia ne esce massacrata, lui viene salvato in extremis proprio da Mallory. In realtà, Miranda non è per nulla convertito agli ideali rivoluzionari. Eppure si ritrova ancora a fianco dell'irlandese per affrontare le truppe regolari. |
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"La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza".
(Mao)
Il senso della citazione serve ad avvertire gli spettatori che qui viene mostrato il volto più crudo della rivoluzione (quello violento).
“Giù la testa” è stato realizzato nel 1971, tre anni dopo “C’era una volta il West”: dopo aver cantato la fine di un’epoca, il regista romano si spostò in Messico, durante la rivoluzione di Villa e Zapata. Appare sicuramente il film più anomalo rispetto alle opere precedenti di Sergio Leone; è la prima volta, infatti, che il regista abbandona (o quasi) le storie dei pistoleri, degli echeggianti spari, dei saloon che tanto lo hanno reso celebre alle platee mondiali, per tracciare un divario tra questo sistema narrativo e quelle che saranno le sue prospettive future.
Il film si basa sull’incontro-scontro fra due personaggi: John Mallory guerrigliero dell’Ira fuggito dal paese d’origine, e Juan Miranda, peone messicano disilluso, preoccupato soltanto di riempirsi le tasche con il malloppo della banca di Mesa Verde. Ed è proprio questo il motivo che lo spinge ad unirsi all’irlandese, nella cui dinamite vede la chiave per varcare la soglia del “celebrato” edificio.
Il dinamitardo irlandese entra ed esce di scena attraverso un elemento comune rappresentato dalle esplosioni; la dinamite, la nitroglicerina, le micce, non sono solo mezzi che consentono di svolgere il lavoro di ricercatore, ma sono soprattutto il marchio di un passato da cui potrà liberarsi solo con la morte. In netto contrasto si colloca il peone Juan Miranda, il quale conoscendo i travagli di una rivoluzione, vuole estraniarsene. Ma il vero mezzo per scassinare il Banco di Mesa Verde, finirà per diventarlo Miranda stesso.
Benchè Juan sia il personaggio “comico”, nel film il personaggio comico riveste la stessa importanza del personaggio “serio” (John). È in Juan che noi vediamo sviluppare ideali, mentre allo stesso tempo John li perde. Juan è il popolo, che non sa niente di politica e vorrebbe ignorare la situazione per occuparsi soltanto del proprio interesse. John è il rivoluzionario, l’idealista deluso.
Se le formiche rappresentano il popolo, il senso della pellicola si può riassumere in una semplice aggiunta della citazione iniziale: la rivoluzione è un atto di violenza che ricade sempre sulla povera gente.
David di Donatello 1972 per la Miglior Regia. |
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Commenti del pubblico |
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