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Il cinema come atto magico. Come il mago nasconde il procedimento che crea la magia così il regista cinematografico, occultando la macchina cinema e dirigendo lo sguardo dello spettatore, realizza quell’inganno che è alla base di una realtà fatta di luci e d’ombre che tutti conosciamo come cinema. È un inganno spettacolare che ci consente di vedere l’invisibile. Un’estensione tecnologica dei nostri sensi che ci consente di ribaltare la percezione sensoriale sul piano mentale. L’arte, come diceva Picasso, è una bugia che insegna a vedere la verità.
Quali sono i procedimenti alla base di questa magia? Che posto occupa il cinema tra le arti di rappresentazione? Quali le caratteristiche che lo distinguono dalle altre? Si può parlare di comunicazione artistica? Quali sono le basi del comportamento artistico? Cosa c’è dietro la “macchina cinema”?
Il volume, ricco di esempi, analisi di film, tavole e fotografie, affronta il tema del fare cinema in un’ottica interdisciplinare avvalendosi delle ricerche più recenti della filosofia, psicologia, fisica, neuroestetica, programmazione neurolinguistica, comunicazione non verbale. Ciò perchè il cinema è un fenomeno complesso alla cui esistenza concorrono vari fattori che vanno oltre lo specifico filmico.
Dalla Prefazione di Vito Zagarrio (Dams Roma tre): «Il libro di Capani è dunque un libro misto, con un coté originalmente teorico e uno più tradizionalmente dedicato all’educazione della grammatica. Un volume anche schizofrenico, ma nel senso positivo e provocatorio di un viaggio informato ed entusiasta attraverso il mondo delle immagini in movimento. Viaggio dentro lo sguardo, dentro la psiche, dentro i neuroni, con il quale, secondo Capani, è possibile arricchire le conoscenze per affrontare il problema del linguaggio».
Dall’Introduzione di Gian Paolo Caprettini (DAMS Torino): «La via chiara e operativa tracciata in questo libro di Capani è che per avvicinarsi alla complessità del problema si debba tenere conto di tutta una serie di dati che sono specifici del cinema, ma anche di altri che competono all'immagine e alla visione, di altri ancora che sviluppano l'intreccio affascinante e paradossale tra esteriorità di ciò che vediamo e processi di immedesimazione». |
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