Recensione: Killer in viaggio

Dah... quando un film ti fa rimanere senza parole. musica e fotografia sono una chicca. il grido di tutte quelle persone che si sentono inadeguate nei confronti della vita, e il riscatto nel rompere a proprio modo le catene che ci legano per non sentirsi più finalmente inferiori. un film cupo e noir che non con comicità ma con ironia (concordo pienamente con accarin) ci desta dal torpore dei monotoni canoni civici a cui siamo da sempre abituati, e ci fa pensare da un punto di vista finalmente nuovo.

Due personaggi all'apparenza innocui nascondono nel profondo il desiderio di trasgredire e di scatenare le proprie frustrazioni diventando dei killer. Il film è carino ma ha un qualcosa di già visto... In ogni caso arriva serenamente a 6,5.

Un mirabile esempio di come si possa affrontare il tema del disagio esistenziale, dell'esclusione, dell'uscita dalla "gabbia", senza sprofondare nella pesantezza di un film drammatico o didascalico o, al contrario, nell'intento di suscitare ilarità, nella commedia banale e leggera fine a se stessa. Qui si ride poco ma l'umorismo, quel sorriso amaro e consapevole di pirandelliana memoria rispetto alla immediata comicità è lo sfondo sotteso alla storia nel paradosso grottesco delle sconclusionate vicissitudini narrate il cui senso non è lasciato al caso, come sembrerebbe, ma insegue un significato preciso nelle intenzioni del regista, con un sorprendente progressivo rovesciamento dei ruoli. Penalizzato dalla distribuzione estiva è un film originale meritevole di visione. I paesaggi inglesi sono incantevoli.

Humor nero britannico di buona qualità, intelligente e originale, piacevolmente tragico.