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Cleveland Heep è il tranquillo e modesto custode del complesso residenziale "The Cove". Una sera Cleveland, insospettito da strani rumori provenienti dalla piscina, scopre una misteriosa creatura: si tratta della ninfa Story, un personaggio delle favole che sta cercando di rientrare nel suo mondo. Il custode, con l'aiuto degli inquilini, tenterà in ogni modo di proteggere la delicata creatura minacciata da esseri malvagi che le impediscono in ogni modo di tornare a casa... |
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"Raccontami una storia."
Bruciare la carne del predatore 'alieno'. Gli occhi 'notturni' - vulnerabili dell’immaginario - catturano un passaggio di molecole, sopravvivono alla metamorfosi dei gesti sapientemente mescolati del bisbiglio, con la volontà di carpirne il senso. Marchiano a fuoco il corpo (ipnotico) dell’altro - sempre troppo vicino o distante dallo schermo - squarciano il velo nero del disordine in un universo ordinato. Lo slittamento progressivo 'dietro la maschera' assume i contorni del caso: le zone d’ombra attraversano un impatto frenetico autoriale fatto di - familiare - fantasmatica verità ingenua. I limiti 'naturali' della narrazione gettano profetici tracce di respiro sovraesposto; la fluida circolarità del movimento 'irragionevole' spinto fino al caos.
L’uomo umanizza i suoi demoni in un continuo bisogno di esorcizzare il male. Ogni 'scoperta' è la distanza maggiore dal 'nemico', ogni 'confronto' è un colpo che mina la propria identità. Viraggi di colori, vibrazioni cromatiche: la chiarezza dell’unicità svanisce. La passione - consapevole - si fa materia e si estende negli angoli dell’inquadratura fino a farsi segno visibile nella paradossale 'incorporeità' dei corpi, moltiplicando infinitamente l’immagine in esso riflessa, rubandole la chiarezza dell’unicità. Lo sguardo si fa severo e malinconico, l’aria si appesantisce, gli spazi si riducono.
Oltre lo sguardo i corpi hanno bisogno di sentire, ascoltare, toccare le cose per comprendere e capire chi sono; si parla di concezioni che avvengono all’interno della dimensione narrativa, delle azioni umane, di una superficie irrazionale alla quale legarsi per riprendere la corsa del 'vedere per comunicare', del governare l'immaginario contrastato dall’esigenza di artificiosità e finzione. Una favola riletta in chiave moderna: il nuovo fantasy di M. Night Shyamalan disegna uno spazio (indotto) che costruisce un luogo di nascondigli dei sentimenti e di oppressione individuale corrotto, prima di tutto, dai piaceri del desiderio 'ludico', in bilico tra estetica 'dolosa' (stereotipo) e un cinema d’intrattenimento: come dovrebbe essere. |
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