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C'è poco da aggiungere a quanto già espresso da Ale84! In un'isola croata di struggente bellezza il numero dei morti supera di gran lunga quello dei nuovi nati: nessun problema per il giovane parroco che, dall'alto del suo ordinamento, impone una scelta che condurrà a imprevedibili esiti.Dietro le sembianze leggere di una farsa originalmente allestita in realtà fin dall'inizio si infliggono duri colpi alla chiesa e al libero arbitrio di taluni suoi rappresentanti.E' l'istituto stesso a essere messo in discussione soprattutto quando sotto l'egida religiosa vengono commessi soprusi più o meno ignobili destinati a essere coperti comunque da un velo di omertà, come evidenziato dal regista.La chiusa finale, con lo sfondo di un bianco accecante in cui la bambina prende la mano del sacerdote morente -novello Gesù Cristo- per accompagnarlo nell'Aldilà, è di un candore poetico intenso e assoluto
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Uscirà deluso dal cinema chi si aspettava una commedia ridanciana: alcune scenette strappano un sorriso, qualche battuta ben assestata c'è, ma il cuore del film è altrove. E' un cuore serissimo, per non dire drammatico, e parla di responsabilità, di superbia, di fragilità, di colpa, senza tralasciare le ferite della storia. Si ride di un riso amaro, tipicamente balcanico (come nel recente Odgrobadogroba), e si riflette sul mandato della Chiesa e dei suoi funzionari: riflessione amara, perché i sacerdoti sembrano divisi tra giovani ingenui e presuntuosi che sognano di mettersi al posto di Dio imponendo la loro idea di bene al prossimo senza riflettere sulle conseguenze e peccatori incalliti e ambiziosi che usano la religione come mezzo di ascesa sociale.
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