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Un film grandioso, inquietante e ambiguo, che non smette di affascinare e stupire a ogni visione. Della grande stagione del cinema muto, "Metropolis" è forse il film più famoso, l’unico che è diventato parte integrante dell’immaginario collettivo. Grande scenario del mondo tecnologico e della civiltà industriale, «Metropolis» è anche un discorso sul doppio e sui simulacri, sulla magia e sull’esoterismo, sull’Apocalisse e sul male. Ed è al tempo stesso una esperienza linguistica di grande raffinatezza che intreccia il gigantismo spaziale con la più difficile sperimentazione visiva, la comunicazione intellettuale con il pathos dello sguardo. Il saggio di Paolo Bertetto ne ricostruisce la genesi e ne analizza la struttura con profondità e perspicacia. |
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