Crude e poetiche immagini dal Continente Nero.
Marzo del 2000, Kampala, Uganda. Il regista iraniano Abbas Kiarostami e il suo operatore Seyfolah Samadian riprendono con le loro due telecamere digitali una grande tragedia. Invitato a documentare il progetto di microfinanziamento alle donne di campagna che si prendono cura degli orfani nelle aree devastate dall'epidemia, Kiarostami usa la sua "penna" digitale per fissare i momenti, emozionanti e sereni, delicati e drammatici, di una tragedia africana.
Come il suo connazionale e collega Moshen Makhbalbaf, anche Abbas Kiarostami ha portato a Cannes una tematica sociale e internazionalista; non la condizione delle donne in Afghanistan ma quella degli orfani in Uganda: il suo "ABC Africa" è però un documentario, girato su commissione del programma UWESO che si occupa dell'assistenza dei milioni di bambini (sono attualmente 1.600.000 e diventeranno presto due milioni) che le guerre e soprattutto l'Aids hanno privato di uno o entrambi i genitori.
Finora, dice il fax di invito che il regista filma nella prima inquadratura, 10.000 bambini ugandesi hanno beneficiato dei programmi di assistenza.
Il paese gli mette a disposizione la sua scenografia naturale e le sue colorate comparse, l'organizzazione gli fornisce l'auto per i suoi carrelli e camera car e soprattutto la sceneggiatura, i dati e i numeri della tragedia quotidiana.
Kiarostami ha sempre filmato i bambini e sa come fare, anche se questa volta non è in grado di parlargli e deve limitarsi a chinarsi alla loro altezza e mostrare quel che si vede nel display della telecamera. Non fa dell'estetica, non cerca colore e folclore.
Lo sguardo dell’iraniano è sempre pronto a perdersi di fronte all'improvvisazione del vero.
Kiarostami è tra i pochissimi autori contemporanei esplorare i confini estremi del Cinema: ne è un esempio l'incredibile e lunghissima sequenza notturna nella quale il regista e l'assistente restano al buio e iniziano a vagare tra i corridoi del loro albergo. Interi minuti di schermo completamente nero. Solo rumori e voci. Il grande cinema è un lampo di luce in un mondo che preferisce l'oscurità; il mondo dell'ingiustizia, della disinformazione.
"ABC Africa" è un'immensa lezione, un nuovo alfabeto per il cinema documentario. Soprattutto per quello italiano, malato di microfoni e giornalisti, bisognoso di immagini e di cinema. "ABC Africa": il ritorno, la morte, il nero, lo sguardo. Con il gesto semplice di un occhio che si posa distratto su un particolare irrilevante e lo sorpassa, Kiarostami prova a mettere in evidenza l'incompiutezza congenita allo sguardo, quasi a urlare una povertà dell'occhio che il cinema ingrandisce e rende visibile, ma che c'è, sempre.
Non era bastato "Sotto gli ulivi" a dissipare i dubbi su "E la vita continua", non basterà il ritorno sui propri passi di "ABC Africa", ma Kiarostami continua a ritornare, senza smettere di s-velare e di ri-velare, di filmare.
Quel confine che ci impone il pudore di uomini impauriti e rispettosi della morte Kiarostami lo distrugge, quel confine che mai aveva osato oltrepassare, nemmeno nei suoi "canti della morte" ("Il sapore della ciliegia", 1997, e "Il vento ci porterà via", 1999), e in "ABC Africa" viene demolito.
Oltre quel confine il regista ci restituisce la vita, la vita di quel posto così lontano e sconosciuto, la vita che continua oltre la morte di quel bambino inerme, di fronte alla "nostra telecamera".
Oltre il pudore, c'è un atto di pensiero che Kiarostami impone ai suoi spettatori, e non li lascia più liberi, ma li incastra, li obbliga a pensare, alla morte. Kiarostami ama ripetere: "la morte non è mai in prima persona, la morte è sempre quella del vicino". Ma questa volta il vicino era accanto a noi, di fronte ai nostri occhi, e dovevamo guardarlo in faccia, non potevamo nasconderci.
Nel 1976 Kiarostami ha girato un film educativo dal titolo "I colori", dove attraverso le immagini compiva il viaggio dell'anima verso la luce nera; nero come simbolo dell'apprendimento, della conoscenza.
Da allora in poi il nero nei film di Kiarostami è andato aumentando sempre più fino ai 1440 fotogrammi neri de "Il sapore della ciliegia", e ora con i 7 minuti di buio di "ABC Africa".
7 minuti per capire l'Africa, specchio dell'animo di fronte allo schermo nero. Kiarostami; il suo sguardo ha guardato, ha riprodotto ha abbandonato. Oltre quella finestra, oltre l'AIDS, oltre le guerre, oltre la morte.
ABC. Bisogna ricominciare da zero.
Selezione ufficiale Cannes 2001. |