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Biancaneve fugge nel bosco per evitare di essere uccisa dalla matrigna (la Regina), invidiosa di lei che, per lo Specchio Magico, è "la più bella del reame".
Trova rifugio nella casetta dei Sette Nani, ma la Regina scopre il suo nascondiglio, si traveste da vecchia, la avvicina e la avvelena. Il sonno in cui cade Biancaneve sembra morte, ma il bacio del Principe Azzurro la risveglierà. |
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Il primo (bacio d’) amore non si scorda più
C’era una volta un mondo nel quale le favole si leggevano ai bambini prima di mandarli a letto e la gente andava al cinema per assistere alla riproduzione, sullo schermo, della vita reale. Un bel giorno, in questo mondo così regolare, entrò Walt Disney con Biancaneve e i sette nani: la porta aperta da Walt non fu più richiusa, realtà e finzione, cinema e favole continuarono a fondersi, per sempre.
Ma quella prima volta, fu qualcosa di unico, irripetibile: nonostante in settant’anni ogni film d’animazione si sia confrontato con la Disney, ed in particolare proprio con Biancaneve, la prima mezz’ora resta insuperata. Non più la favola dei fratelli Grimm, ma cinema: i personaggi vengono trattati alla stregua di attori, non abbiamo immagini statiche, ma inquadrature, fino a virtuosismi immaginari quali la carrellata da Biancaneve sul terrazzo fino alla Regina che la spia dalla finestra.
L’atmosfera della fiaba originale si respira nella fuga notturna attraverso il bosco, tra centinaia di occhi e braccia che cercano di afferrarla, che culmina con un grido, una caduta ed un pianto disperato col quale si fa giorno; col sole ormai alto, e Biancaneve ancora in lacrime, nasce Walt Disney. Nasce sotto forma di coniglio, e subito dopo di scoiattolo, di cerbiatto, di uccello. La caratterizzazione degli animali sarà un elemento irrinunciabile nelle pellicole targate Disney, rappresentandone spesso il vero punto di forza. Nei loro sguardi impauriti, nei movimenti incerti, nel porsi dinanzi al mondo come vi si porrebbe un bambino, curiosi e insicuri, è la poesia di Walt Disney, unico trait d’union di tutte le sue opere. Troppo brusco sarebbe il passaggio da questo risveglio della natura al mondo ‘umano’: in soccorso vengono una casetta nel bosco e i suoi abitanti, sette nanetti dal comportamento, oltre alle dimensioni, di bambini, introdotti da un nome-specchio e felici di trovare nella nuova arrivata una sorta di mamma. Con loro gioca maggiormente Disney, offrendoli allo spettatore nelle situazioni tipiche degli sketch comici del cinema muto, dove bastano un naso grosso o una barba troppo lunga per divertire un’ora.
Man mano che il film va avanti, inevitabilmente forse, cala d’intensità, la storia prende il sopravvento e gli eventi topici si susseguono rapidamente, fino al naturale lieto fine; l’accecante luminosità di questa prima volta del pioniere Walt si spegne gradatamente, per tornare ad accendersi più volte negli anni, almeno finché la poesia delle figure dai contorni indefiniti, disegnati a mano, tavola per tavola, non lascia il campo alla precisione del computer. Oppure oltre, oltre i nuovi strumenti, oltre nuove società, nuovi modi di far cinema, nuovi mondi: la porta è aperta. |
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