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Henry Chinaski vive a Los Angeles e passa da un lavoro all’altro, da un licenziamento all’altro. Il suo unico sogno sarebbe non dover lavorare per potersi dedicare pienamente alle sole cose che gli interessano: sedurre le donne, bere fino a perdersi, giocare ai cavalli e soprattutto scrivere storie che nessuno si sogna di pubblicare. Basato sul romanzo ominimo di Charles Bukowski. |
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“Non vi venga l’idea che sono un poeta; mi trovate/mezzo sbronzo all’ippodromo ogni giorno/a puntare su quarter, trottatori e purosangue...”
Charles Bukowski, tedesco trapiantato a Los Angeles, scrittore nell’America di metà dei novanta, una vita di espedienti, solitudine, alcol, tutto ferocemente gettato sulle pagine della sua letteratura.
Hank Chinaski, suo alter ego letterario, passa da un lavoretto all’altro e da una donna all’altra con solo tre certezze: i cavalli, l’alcol e i suoi racconti.
La sceneggiatura, tratta dal libro omonimo “Factotum” e da altre sue opere come “The days run away like wild horses over the hills”, “What matters most is how well you walk through the fire” e “Il capitano è fuori a pranzo”, è lontana da quella di “Storie di ordinaria follia” di Marco Ferreri e “Barfly” di Barbet Schroeder, altri tentativi di trasposizione cinematografica di Bukowski e della sua opera.
Bent Hamer rende a pieno omaggio allo scrittore, al suo mondo, alla sua bellezza e alla sua tristezza, senza cadere in facili caratterizzazioni ma pervadendo il tutto di quella semplicità poetica che chi ha letto e capito Bukowski sa cogliere.
Matt Dillon è straordinario. Rimane costantemente attaccato al personaggio, limitando l’interpretazione, lasciandosi semplicemente andare. Silenzioso, imperturbabile si trascina nella storia accompagnato dalle note malinconiche di un blues, il suo blues.
L’America dipinta è quella di chi vive all’ombra della società, l’America dei senzatetto, dei lavoratori saltuari, di chi vive grazie agli assegni di disoccupazione e di derelitti di vario. Gente che non conosce il sogno americano ma sa cosa sia il rispetto per il prossimo, la dignità e a modo suo l’amore. È l’America del grande Bukowski. |
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