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Tessa Quayle, coraggiosa volontaria/spia è la moglie di un diplomatico inglese, Justin Quayle. Muore improvvisamente in Africa e all'uomo viene fatto credere si sia trattato di un delitto passionale, compiuto dal medico locale col quale la donna condivideva il suo impegno umanitario in Africa (e forse una relazione). Justin, uomo tranquillo appassionato di giardinaggio, sente che la sua vita non ha più senso e, con nel cuore il ricordo della moglie, va alla ricerca della verità, ripercorrendo i suoi passi e cercando di capire, dagli indizi che la donna ha lasciato, chi fosse veramente e cosa stesse facendo. Scoprirà che la donna indagava sulla sperimentazione nel Terzo Mondo di una multinazionale farmaceutica... |
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Fernando Meirelles getta il suo sguardo sull’Africa, il continente dramma della nostra epoca, costruisce immagini dal montaggio frenetico, dipinge colori intensi ma in una fotografia sempre volutamente sbiadita, quasi antica. L’intensità del film non è paragonabile a quella di “City of God”, le Favelas brasiliane erano grondanti di sentimento, dolore e gioia nello stesso istante; qui il nostro “costante giardiniere” s’innamora solo dopo aver perso l’amore, il sentimento si disperde nell’azione, nel dramma, in un enigma mai chiaro fino in fondo.
Se l’omonimo romanzo di John Le Carré ci trascina ferocemente nei dettagli dell’Africa, nelle cose che non conosciamo, le immagini del regista brasiliano ci svelano soprattutto la devastante bellezza e distruzione che questo paese trasuda. La vitalità che il popolo africano sprigiona in ogni impulso anche se al limite delle possibilità fisiche e umane.
L’accusa, il grande scandalo che muove i fili della trama vede coinvolte le case farmaceutiche, paragonate al traffico d’armi, medicine come armi, bambini vittime di atroci esperimenti, Africa come guadagno, demone per il quale l’uomo si spinge spesso oltre, al limite della sua cattiveria; e insieme una storia d’amore contorta quanto i due protagonisti, marito e moglie, lui un diplomatico inglese lei una spia, mai vicini nel film se non alla fine, per finalmente capirsi quando non è più possibile incontrarsi.
Troppi temi costruiti a vortice creano nel film confusione, spesso si ha la sensazione di perdersi, ma le immagini e il luogo in cui ci si perde, sono memorabili.
D’altronde Meirelles è un grande, grandissimo regista. |
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