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Nel deserto cileno un gruppo di astronomi punta telescopi nell'universo profondo, alla ricerca dei suoi misteri. Contemporaneamente, nello stesso luogo, un gruppo di parenti di desaparecidos cerca nella sabbia i resti dei loro cari assassinati dal regime di Pinochet. |
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Il deserto di Atacama è una straordinaria porta verso l’altrove: terreno ideale per il lavoro degli astronomi che osservano lo spazio lontano in cerca di nuove vite, zona prediletta dagli archeologi per i loro scavi e luogo della memoria per un gruppo di donne alla ricerca dei loro familiari scomparsi, prigionieri politici della dittatura di Pinochet. Guzmàn lega così l’umano e l’infinito, con uno splendido documentario che ci svela come il presente sia un’illusione.
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REGIA - FOTOGRAFIA - ORIGINALITÀ - IMPEGNO | |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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ale84  |
Lunedì 15 Agosto 2016 ore 20:26 |
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voto al film: |
7,5
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govigo |
Giovedì 19 Maggio 2016 ore 12:20 |
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voto al film: |
7,5
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Bardamu1991  |
Lunedì 9 Maggio 2016 ore 04:24 |
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voto al film: |
7,5
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*errata corrige*: un telescopio che guardi dentro la terra. (...) Qui è la grandezza del lavoro di Guzman, che intreccia l'olocausto di Pinochet alle complesse questioni della scienza, oscillando tra intelligenti analogie tra ciò che è umano (e di per sé finito) e ciò che è infinito, smussando anzi gli angoli di teorie e percezioni assodate, interrogandosi sul valore della memoria ("che ha una forza di gravità: sempre ci attrae", si dirà alla fine), quindi sul rapporto tra passato e presente, e sul rapporto tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Qui è la grandezza di un film che ospita scienza, filosofia, religione, storia, politica. E mi piace dire che la colla di tutta questa mistura sia la magia. La magia di un lavoro che si presenta come documentario ma che è, a mio parere, eminentemente un'opera "d'arte". [che meraviglia quella musica che torna tre volte durante la pellicola: uno sciame di archi, e i rintocchi altissimi del pianoforte]
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Bardamu1991  |
Lunedì 9 Maggio 2016 ore 04:11 |
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voto al film: |
7,5
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Grande e poetico documentario di Guzman. Il Cile è una porta per meglio conoscere l'uomo e l'universo, là dove astronomi e archeologi operano vicini - malgrado i primi si rivolgano al cielo, e i secondi alla terra - in queste plaghe piene di "trasparenza". Ma in fondo le stelle sono fatte di calcio come di calcio sono composte le ossa degli uomini. In fondo le risposte che cerca chi scava non sono così lontane da quelle che cerca chi contempla il firmamento, mescolandosi le questioni nel medesimo oceano di dubbio e stupore. Le differenze riguardano, invece, le donne che perlustrano inconsolabili il deserto di Atacama, per anni, alla ricerca dei resti dei propri cari, ammazzati e sparsi là dove il vento non muore mai: gli scienziati si rivolgono al passato con passione, e con una latente leggerezza che non può permeare le menti di quelle donne titaniche. Così una di loro, sognatrice, dirà che vorrebbe un telescopio che guardasse dentro la terra, non solo dentro il cielo.
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News sul film “Nostalgia della luce” |
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"Nostalgia della luce" a Milano ( 9 Maggio 2016)
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